Assistenza agli anziani: è affidata a un esercito di badanti, quasi 830.000 contando anche quelle(i) in nero
ROMA – Non è un mistero che in Italia il sistema di protezione sociale, soprattutto quello nel settore sanitario, affidato alle inefficienti e costose regioni, lasci a desiderare, tanto che i privati debbono arrangiarsi, ad esempio per la cura e l’assistenza degli anziani anche non autosufficienti, privatamente con altri sistemi. Per questo, negli ultimi anni, è fiorito in Italia e ha preso sempre più consistenza un esercito di badanti, soprattutto provenienti dai paesi dell’Est, che svolgono l’assistenza anche in campo infermieristico.
La Stampa di Torino ci ricorda che quasi 380 mila ne ha contate (i) il censimento ancora inedito di Domina, l’Associazione delle famiglie datori di lavoro domestico. Ma poiché oltre la metà lavora in nero ecco che si calcola un esercito di 830 mila unità, più degli infermieri, che in tutto sono 650 mila. E spesso queste donne provenienti soprattutto da Romania e Ucraina finiscono per ricoprire anche quel ruolo, anche se pochissime hanno in tasca una laurea in scienze infermieristiche.
Questa spesa delle famiglie comporta un rilevante risparmio per le disastrate finanze pubbliche. Nel 2016 la Ragioneria generale dello Stato ha calcolato che se i circa 910 mila anziani anziché da familiari e badanti fossero assistiti in strutture assistenziali se ne andrebbero oltre 17 miliardi di euro. E un grazie lo Stato deve dirlo anche al milione di italiani che dedicano un pezzo importante delle loro giornate (e notti) per assistere i propri cari. Non di rado mettendo a rischio il posto di lavoro.
Si tratta di un sistema di assistenza fai da te spesso obbligatorio, perché l’offerta di strutture assistenziali pubbliche tocca solo l’1,6% dei nostri nonni contro una media europea del 5. Anche se i costi delle badanti, soprattutto se regolari, non sono per tutte le tasche. Senza festivi e giorni di riposo già si superano i mille euro al mese, ma se c’è bisogno di assistenza 7 giorni su 7 ecco che si arriva ai 1.800 euro di busta paga. Però c’è da dire che gli si chiede di tutto. Anche di fare la colf, visto che secondo il Censis l’83% si dedica alla pulizia di casa e il 42% si carica le buste della spesa per tutta la famiglia
Una ricerca della Fondazione Moressa rivela che la metà degli anziani con la loro pensione al massimo può permettersi 5 ore di assistenza settimanali e solo uno su dieci può concedersi una persona sempre al suo fianco. E non è che il bonus badanti risolva il problema, visto che a dividerlo per i 900 mila che come minimo ne avrebbero diritto quei 20 milioni l’anno si ridurrebbero a una mancetta da 22 euro.
Il nostro Paese, pur essendo uno dei più anziani, investe per l’assistenza a lungo termine appena lo 0,6% del Pil, contro una media Ocse dell’1,4, per non parlare di Olanda e Paesi scandinavi che stanziano tra il 3 e il 4% della loro ricchezza. Di conseguenza solo il 7% delle persone fragili beneficia in Italia di assistenza, contro il 15-20% dei Paesi più avanzati. Però poi l’Inps versa 30 miliardi in assegni assistenziali vari, che magari molti sfruttano per andare avanti, più che per pagare accompagno, infermieri o badanti. E anche la maggior parte dei piani assistenziali delle Regioni si basa sulla concessione di ’assegno più che sull’offerta di servizi. A quelli poi ci pensano i familiari volenterosi e le badanti. Clamorose pecche di un welfare che avrebbe bisogno di essere ristrutturato e tolto alle istituzioni di carattere eminentemente politico come le Regioni.