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Lavoro: Bce, immigrazione ha un impatto limitato nei paesi dell’Eurozona

La Sede Della Bce
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FRANCOFORTE – L’immigrazione ha solo un impatto limitato sul mercato del lavoro dell’Eurozona, dove la ripresa e l’occupazione si consolidano e l’inflazione in rialzo verso l”obiettivo del 2% appare più a portata di mano. Ma sullo sfondo restano le incognite connesse alle derive protezionistiche, tra svalutazioni competitive pilotate che innescano indesiderate impennate dell’euro, e gli effetti distorsivi della riforma fiscale voluta da Trump per attrarre investimenti e capitali.
Questi i punti essenziali esaminati dalla Bce nel Bollettino economico in cui – proprio a fronte di alcuni fattori di incertezza – viene riconfermata la necessità di proseguire con le misure di stimolo e politiche monetarie accomodanti.
Ma al di là della consueta analisi macroeconomica, questa volta la Bce focalizza l’attenzione sull’imponente fenomeno dei
migranti che alimenta spinte populiste e rischia di minare il disegno politico dell’euro. I flussi di immigrazione verso Germania, Italia e Austria sono in aumento, ma l’impatto sulla forza lavoro finora è rimasto limitato, osserva la Bce spiegando che gli immigrati hanno un’età media inferiore e un livello di istruzione medio lievemente inferiore rispetto ai cittadini dei paesi ospiti. Per di più, senza i recenti flussi migratori l’aumento dei lavoratori più anziani sarebbe ancor più pronunciato.

La Bce rileva in particolare come stia aumentando la quota di occupati over 55 per effetto delle riforme previdenziali attuate in Paesi come Germania, Francia, Italia e Spagna, che hanno innalzato l’età pensionabile o hanno reso difficile il prepensionamento, con una conseguente spinta al rialzo sui tassi di partecipazione della popolazione in età avanzata.

Tornando al quadro generale, la Bce non nasconde la preoccupazione per gli effetti della riforma fiscale Usa che rischia di intensificare la competizione fiscale a livello globale, comportando una possibile erosione delle basi imponibili nei Paesi dell’Ue, con l’Eurozona che risentirà dei cambiamenti nel panorama fiscale internazionale, le cui conseguenze sono altamente incerte e complesse. Una minaccia
cui si associa la recente volatilità del tasso di cambio che costituisce una fonte di incertezza da tenere sotto controllo per le sue possibili implicazioni sulle prospettive a medio termine della stabilità dei prezzi. Ma l”euro forte non preoccupa il presidente della Bundesbank Jens Weidmann perché – ha spiegato a una conferenza a Francoforte – il rafforzamento dell’euro, soprattutto nel cross con il dollaro, non
compromette l’espansione dell’Eurozona.

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