Milano: Pm chiede 10 anni per Hoshi, il tunisino che accoltellò militari e agenti polfer
MILANO – Dieci anni di carcere, con il riconoscimento del vizio parziale di mente emerso da una perizia. E’ la condanna chiesta dalla pm Maura Ripamonti per Ismail Tommaso Hosni, il ventunenne italo tunisino a processo per tentato omicidio, lesioni e resistenza. Lo scorso 18 maggio, alla stazione Centrale di Milano, ha aggredito con due coltelli due militari e un agente della polfer. Per il suo avvocato, invece, Hosni va assolto per incapacità totale di intendere e di volere al momento del fatto, da qui la richiesta al gup affinché il giovane venga ospitato subito in una comunità per essere curato.
Hosni era presente nell’aula al settimo piano del tribunale e durante l’udienza è emerso un fatto significativo. Se la giustizia non interviene ci pensano i carcerati. Nelle scorse settimane il ragazzo, «è stato violentato» da altri detenuti nel carcere di San Vittore. Il ventunenne ha riferito tutto in un verbale davanti alla polizia penitenziaria e la denuncia, insieme alla documentazione medica, è stata trasmessa alla procura che ha aperto un fascicolo.
Hosni è anche indagato per terrorismo internazionale in un altro filone perché ha postato su Facebook video inneggianti all’Isis. Una perizia, disposta dal giudice nei mesi scorsi su richiesta della difesa, ha stabilito che la capacità di intendere e di volere del giovane era «grandemente scemata al momento del fatto». La relazione ha valutato però anche che l’imputato, sottoposto a una terapia farmacologica in carcere e seguito da uno psichiatra, è «capace di stare in giudizio», ossia di affrontare il processo.
Nel documento dei periti si parla di un «ritardo» nello sviluppo mentale di Hosni, di un disturbo della personalità, oltre al fatto che nel corso dell’aggressione era sotto l’effetto di cocaina, cosa che avrebbe influito sull’equilibrio psichico. Il pm, nel chiedere dieci anni, ha comunque indicato il riconoscimento del vizio parziale di mente accertato (che influisce con uno sconto sulla pena), ma con equivalenza rispetto alle aggravanti a lui contestate nelle imputazioni. Per la difesa, invece, andrebbe riconosciuto al giovane il vizio totale e ciò porterebbe all’assoluzione per incapacità di intendere e di volere e a una misura di sicurezza.
Ad ogni modo, se venisse considerato solo parzialmente incapace, il difensore ha chiesto che vada subito in comunità terapeutica come misura di sicurezza, anticipando quest’ultima rispetto all’espiazione della pena in carcere. «Ho rubato quei due coltelli – ha detto Hosni dopo l’arresto – perché in stazione c’erano delle persone che volevano farmi del male, per difendermi, ricordo che ero in stazione ma non ricordo nulla dell’aggressione, quando mi sono svegliato avevo il sangue sulle mani. Quel giorno avevo assunto cocaina».
Per Riccardo De Corato, capogruppo di Fratelli d’Italia in Regione, la richiesta di pena è decisamente troppo bassa: «Se i militari e l’agente quel giorno non avessero avuto il giubbotto antiproiettile, Hosni li avrebbe ammazzati. E se questa è la richiesta del Pm, figuriamoci quale sarà la condanna. Basta pene lievi. Ovviamente la difesa punta sulla incapacità di intendere, ma è una persona pericolosa e deve starsene in galera. Si tratta di un altro islamico radicale che ha colpito per uccidere e che bazzicava la stazione centrale. Di questi tempi non si scherza con gli uomini sospettati di terrorismo né ci si può permettere di dare pene lievi a chi accoltella agenti senza pensarci due volte»