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Lo sterminio delle Foibe: la giornata della memoria in tono minore e contestata dai centri sociali

Il dramma delle foibe, dei milioni di italiani infoibati da Tito in Istria, a Fiume, in Venezia Giulia in Dalmazia, è stato per anni dimenticato quasi che in Italia si dovesse ricordare solo lo sterminio nazista e non quello comunista di milioni di italiani. Il periodico on line Interris, con un articolo di Feredico Cenci «Le foibe, quei martiri scomodi», ci ricorda quelle vicende, che adesso sono celebrate e ricordate anche in Italia nel Giorno della memoria, il 10 febbraio. Le manifestazioni in tutt’Italia sono state turbate dalle violenze della sinistra e dei centri sociali, a Torino e Piacenza, dove sono stati feriti 5 Carabinieri.

Eooc quanto dice Cenci:

«C’è stato un tempo in cui in Italia non esistevano levate di scudi per accogliere i profughi. Non venivano scanditi appelli in loro favore, né manifestazioni seguite dalla grande stampa e nemmeno raccolte di firme. Piuttosto, c’era la volontà precisa di alcuni influenti settori della politica e della cultura di nascondere la loro tragedia e gettare nell’oblio il loro dolore, nonostante fossero profughi italiani.

Erano le popolazioni in fuga dal terrore scatenato dalle truppe jugoslave del leader socialista Josip Broz (detto Tito) in Istria, a Fiume, in Venezia-Giulia, in Dalmazia. La storia oggi è (più o meno) nota. Dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, una parte di questi territori venne occupata dall’esercito jugoslavo, che approfittò dell’assenza di un controllo militare dell’Asse per dar luogo a rappresaglie nei confronti della popolazione italiana.

Fu il preludio di quella che molti storici interpretano come una pulizia etnica o ideologica. Non mancarono episodi di resistenza da parte di reparti della X Mas, che tuttavia non riuscirono ad ostacolare l’avanzata delle armate di Tito, che giunsero fino a Trieste. Per gli italiani stanziati in queste terre fu l’inizio di un incubo, che si consumò sotto forma di deportazioni, fucilazioni, affogamenti nell’Adriatico, soprattutto di infoibamenti. Moltitudini di civili, colpevoli soltanto di essere italiani e di non accettare la dittatura socialista in patria, furono gettati nelle foibe, cavità carsiche che caratterizzano quei territori. I più fortunati riuscirono a fuggire al di qua del confine italiano, in cerca di una comprensione che però fu spesso loro negata.

L’istituzione del Giorno del Ricordo fu rimuovere un tabù storico perdurato per troppi anni. Una storia di cui è intessuto ogni anfratto del quartiere Giuliano-Dalmata: lapidi, cippi, mosaici, targhe, toponomastica. Ma, soprattutto, a custodire la storia è stata l’identità degli esuli, rimasta incorrotta all’incedere del tempo grazie al senso comunitario che si è cementato tra i viali di questo ridente quartiere. Un tempo che fu, e che resta nei documenti del Museo Storico di Fiume, diretto da Marino Micich. “Oggi siamo sempre di meno – sospira Zoia -, lo vedo la domenica a Messa, dove sono ormai poche le facce che riconosco tra i fedeli”. I suoi occhi scrutano malinconici, ma la sua voce è come un ruggito di italianità che tiene vivo il ricordo».


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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