Pensioni: le proposte elettorali dei vari partiti. Centrodestra contro la legge Fornero
E’ un po’ di tempo che abbiamo trascurato i nostri amici pensionati, tartassati soprattutto da Renzi, Boeri e dal Pd, invisi alle sinistre, minacciati di interventi e tagli degli assegni (soprattutto quelli cd d’oro, superiori sembra a 3.000 euro lordi), anche dal M5S, dalla solita Giorgia meloni (Fdi), appoggiata dal giornalista Mario Giordano, che critica gli assegni d’oro anche se molti suoi colleghi e molti politici, sindacalisti ed altri privilegiati si tengono stretti assegni stratosferici. Riteniamo dunque opportuno, prima del voto del 4 marzo, riassumere le proposte e le posizioni dei vari partiti in tema di pensioni, visto che da un po’ di tempo si parla soltanto d’immigrati, europa e economia.
Un articolo di Valerio Damiani a tale proposito, pubblicato sul sito specializzato pensionioggi.it, illustra benissimo le varie indicazioni, le intenzioni dei principali partiti, che peraltro si accentrano sulla modifica, o meglio l’abolizione, della Legge Fornero.
La Lega Nord punta all’abolizione della Riforma del 2011 con il ritorno alle vecchie pensioni di anzianita’. Il partito guidato da Matteo Salvini intende rilanciare la quota 100 e la quota 41 un disegno di legge caro alla Lega che già nel 2015 aveva presentato diversi DDL poi finiti su un binario morto. Questi due progetti sono molto onerosi ma consentirebbero di guadagnare la pensione a 60 anni con 40 anni di contributi oppure con 41 anni di contribuzione a prescindere dall’età anagrafica.
Su posizioni analoghe converge anche il Movimento Cinque Stelle. Nei giorni scorsi Di Maio, il candidato premier del movimento di Beppe Grillo, ha espressamente indicato che 41 anni di lavoro devono essere sufficienti per andare in pensione. Il massimo che si può chiedere ad un lavoratore. La vittoria dei Cinque Stelle rilancerebbe anche il reddito di cittadinanza, l’abolizione del vitalizio dei parlamentari e la proroga dell’opzione donna.
Più moderata la posizione di Forza Italia e Fratelli d’Italia che difendono gran parte della Riforma Fornero, in particolare l’aggancio dell’età pensionabile alla speranza di vita, un meccanismo introdotto proprio dal Governo Berlusconi con il Decreto Sacconi nel 2010. E’ così se Forza Italia punta all’incremento delle pensioni minime a mille euro e ad un sostegno per la fasce più povere, la Meloni chiede solo dei correttivi alla Legge Fornero. «Può essere migliorata, ma bisogna comunque pensare ai giovani. Il miglior sistema pensionistico – ha sentenziato la Meloni – è quello uguale per tutte le generazioni». Se la coalizione di centro-destra dovesse, quindi, vincere i partiti dovranno cercare una difficile posizione di sintesi e mediazione con la Lega. Già nell’ultimo governo Berlusconi i centristi e Lega erano andati in fibrillazione proprio sul tema delle pensioni di anzianità.
La posizione del Partito Democratico è di preservare gli sforzi delle ultime due leggi di bilancio che hanno già avviato una serie di risposte per le situazioni più difficili in accordo, peraltro, con la parte sindacale. La legislatura in scadenza ha visto, infatti, la nascita dell’APE nella forma sociale e volontaria, una tutela per i lavoratori precoci in difficoltà, il cumulo gratuito dei periodi assicurativi, la definizione dei lavori gravosi, l’incremento della quattordicesima e ben otto salvaguardie pensionistiche. Il programma del PD prevede dunque di rendere strutturale l’Ape sociale e l’Ape volontario per gli ultra63 anni per dare continuità all’accordo con la parte sindacale raggiunto a fatica nel settembre 2016.
L’ala più di sinistra del partito, rappresentata dall’ex ministro del Lavoro, Cesare Damiano, chiede anche di allargare il ventaglio dei lavori gravosi oltre le attuali 15 categorie per consentire l’accesso anticipato alle pensione, una nona salvaguardia che risolva definitivamente il tema degli esodati e proseguire la sperimentazione di Opzione donna utilizzando i risparmi di spesa esistenti e di riconoscere il pensionamento con 41 anni di contributi per tutti i lavoratori (punto però che non è inserito nel programma ufficiale del PD).
Anche Liberi e Uguali, il partito nato con la scissione a sinistra del PD da Pietro Grasso, si ritrova su posizioni simili a Damiano. LEU vuole rivedere in profondità la riforma Fornero, “anche riarticolando il sistema delle uscite anticipate o ritardate per tipologie di attività, in base al carico di gravosità del lavoro svolto” è scritto nel programma ufficiale del partito. “Anche la maternità deve essere riconosciuta come fattore di possibile anticipo dell’età di pensionamento, va garantita la stabilizzazione di “Opzione donna” e, con una nona salvaguardia, la definitiva soluzione del problema degli esodati”.
Resta su tutto un’incognita, molto grave: la compatibilità di bilancio. Le spese previste sono certe, ma le risorse da trovare sono incerte, e non si può certo andare avanti con la politica del deficit e del continuo aumento della flessibilità, come ha fatto finora il governo Renzi. Ne va del futuro delle prossime generazioni, che il Pd vorrebbe tutelare. Anche se sembra che finora il rottamatore abbia tutelato soprattutto i poteri forti (finanza e industria) e l’arrivo di moltitudini di migranti, che potrebbero costituire un’utile massa di manovra (e di voti) proprio per il suo partito.