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Mezzi militari Italia, traffico in Somalia: pm chiede processo immediato per 4 somali

Mezzo Militare Diretto Somalia. PolstradaFIRENZE – Richiesta di processo immediato per quattro somali accusati di traffico di mezzi militari italiani. La procura di Firenze l’ha rivolta al gip Mario Profeta. I quattro somali sono accusati di associazione a delinquere transnazionale finalizzata al traffico di materiali di armamento: nel caso concreto si tratta dell’esportazione, non autorizzata, in Somalia di ex mezzi militari regolarmente dismessi dalle Forze Armate italiane. Nell’ottobre 2017, i quattro somali furono arrestati. Insieme ad altri vennero coinvolti in un’inchiesta della Polstrada, con un totale di 15 indagati, coordinata dal pm Giuseppina Mione che ora ha notificato a tutti la conclusione delle indagini.

Secondo l’accusa, operando soprattutto in Toscana, Campania e Calabria, i quattro somali cercavano mezzi militari dismessi (camion da trasporto truppe e materiali tipo Iveco Acm o Fiat Tm) e non più usati dall’Esercito Italiano, ma non demilitarizzati cioè privati degli armamenti tipo luci di guerra, vernici antiriflesso, pneumatici antiproiettile, postazioni per fucilieri e mitraglieri, strumenti ad uso bellico. Poi, sempre secondo l’accusa, insieme alla loro rete provvedevano a farli arrivare, o interi o tagliati a pezzi, in Somalia, Paese verso cui vige l’embargo totale di Onu e Ue. Alla Somalia è vietato fornire, vendere, trasferire armamenti, compresi veicoli a uso militare. Le spedizioni avvenivano per container dal porto di Anversa (Belgio), mentre i pagamenti erano fatti attraverso il sistema fiduciario arabo Hawala, che è illegale e non riconosciuto dalle normative. Il commercio dei veicoli militari veniva gestito in Somalia da persone sul posto. Il denaro per gli acquisti partiva tutto dalla Somalia. Altro paese da cui sono passati i mezzi sono gli Emirati Arabi Uniti. Una volta in Somalia, i camion venivano riassemblati e quindi venduti a chi li aveva ordinati. Gli altri indagati sono italiani. Si tratta di trasportatori, demolitori, spedizionieri che, sempre secondo l’accusa, costituivano la rete logistica necessaria per movimentare questi materiali e anche emettere fatture per pezzi di ricambio attraverso i quali eludere i controlli doganali.

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