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Parigi: il governo francese prepara norme restrittive sull’immigrazione, ma favorisce rifugiati (veri) minori, donne minacciate e ricongiungimenti

Il Palazzo dell'eliseo a Parigi
Il Palazzo dell’eliseo a Parigi

PARIGI – Il governo francese ha approntato un disegno di legge «per un’immigrazione controllata e per un diritto di asilo effettivo»: il testo è stato criticato da tutte le organizzazioni che lavorano per i diritti umani, ma anche da alcuni deputati che fanno parte dell’attuale maggioranza. Sarà discusso all’Assemblea Nazionale il prossimo aprile.

Il ministro dell’Interno Gérard Collomb ha spiegato che l’obiettivo della legge è quello di ridurre i tempi burocratici dell’accoglienza, portandoli a sei mesi al massimo contro gli undici di oggi. Le critiche riguardano soprattutto le modalità con cui si è deciso di intervenire sulla riduzione di questi tempi. Mentre finora un richiedente aveva fino a 120 giorni per presentare la propria domanda di asilo, ora ne avrà 90: se la richiesta dovesse essere rifiutata avrà due settimane (e non più un mese) per depositare un ricorso. La questione è complessa visto che, perfino nell’efficiente amministrazione francese, ci vogliono circa 30 giorni lavorativi per ottenere un appuntamento in prefettura.

Le domande di asilo passano innanzitutto dall’Ufficio francese per la protezione dei rifugiati e degli apolidi (OFPRA); se una domanda viene respinta, il richiedente può presentare ricorso. A quel punto la Corte nazionale del diritto di asilo (CNDA, organo del Consiglio di Stato) istruisce la sua pratica. Le modifiche sui tempi significano che la CNDA e e l’OFPRA dovranno rispondere a una richiesta in meno di sei mesi. Il problema è che oggi un giudice gestisce già 325 casi all’anno, un numero considerato molto elevato.

Scattano le proteste dei dipendenti della Corte nazionale del diritto di asilo, che sono entrati in sciopero da diversi giorni contro la proposta di legge: «Non siamo gestori di flusso. Siamo lì per ascoltare storie di sofferenza e stabilire se c’è un diritto all’asilo», ha detto un rappresentante sindacale della CNDA, Sébastien Brisard. E ancora: «In una giornata di udienze vengono trattate 13 pratiche. Tuttavia, non si ascolta una persona allo stesso modo al mattino o alle 7 di sera dopo aver sentito altre 12 pratiche. Il tempo necessario all’ascolto non viene rispettato, e le pratiche sono sempre più complicate e con problematiche più sottili da analizzare.»

La proposta di legge interviene anche sulla durata massima della permanenza in detenzione amministrativa che sarà aumentata da 45 a 90 giorni (che possono diventare 135) e porta da 16 a 24 ore il fermo amministrativo per verificare i documenti. Diverse organizzazioni che lavorano con i migranti sostengono che si tratti di misure repressive e inutili e fanno notare che i due terzi delle espulsioni si verificano già nei primi dodici giorni di reclusione amministrativa. «È chiaro che si vuole dare un segnale più che fare qualcosa per essere efficaci. Il governo vuole innanzitutto dissuadere i migranti dal venire in Francia», ha spiegato a Le Monde Serge Slama, professore di diritto pubblico all’Università di Grenoble-Alpes.

La proposta rafforza infine le misure di controllo e repressione alla frontiera e istituisce un reato di entrata illegale: chi arriva in Francia senza passare per i posti di frontiera potrebbe rischiare fino a un anno di carcere e il pagamento di una multa pari a quasi 4 mila euro. Il governo ha comunque inserito altre modifiche che sono state giudicate in modo positivo: un permesso di soggiorno di quattro anni (invece che di uno) per alcune categorie di rifugiati, un rafforzamento della protezione per le donne minacciate di mutilazioni sessuali e delle facilitazioni per i minori richiedenti asilo e per i ricongiungimenti dei fratelli e delle sorelle.

La Francia dunque ha deciso di attrezzarsi per fronteggiare un’invasione che ancora non ha raggiunto i livelli di quella subita negli ultimi anni dall’Italia, anche se i nostri cugini d’oltralpe hanno da molto più tempo di noi imparato a che fare con l’immigrazione, sia pure dai paesi colonie francesi.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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