Terrorismo: espulso un tunisino per motivi di sicurezza dello Stato. Altri tre arrestati a Torino, indagati di terrorismo internazionale
ROMA- Un tunisino 41enne è stato espulso dal territorio nazionale per motivi di sicurezza dello Stato. Lo fa sapere il Viminale, segnalando che si tratta del ventitreesimo allontanamento dell’anno (260 dal 2015 ad oggi) di soggetti gravitanti in ambienti dell’estremismo religioso. Il tunisino, con numerosi precedenti di polizia in materia di immigrazione illegale e falsificazione di documenti, era seguito dall’antiterrorismo francese in quanto in contatto con diversi estremisti islamici gravitanti intorno alla moschea Belsunce di Marsiglia, alcuni dei quali andati a combattere nel teatro siro-iracheno. Il 12 febbraio scorso, l”uomo è stato rintracciato ad Anzio dalla Digos di Roma, in collaborazione con l’Ucigos, perché nel frattempo si era stabilito nella cittadina laziale insieme ad una donna italiana a cui aveva imposto le regole islamiche. Per questi motivi è stato fermato e accompagnato presso il Centro per rimpatri di Torino e oggi è stato rimpatriato con accompagnamento nel proprio Paese.
TORINO – Per mesi tre tunisini indagati di terrorismo internazionale erano sfuggiti alla cattura non grazie a qualche abilità criminale, ma per i farraginosi meccanismi della giustizia italiana. Ieri sera però è arrivato il via libera della Cassazione: e oggi i carabinieri del Ros hanno potuto eseguire l’ordinanza di
custodia. Nafaa Afli, Bilel Mejri e Marwen Ben Saad, di 27, 26 e 31 anni, sono accusati di avere abbracciato la causa dell’Isis e, in particolare, di avere aderito a una fazione nota come Ansar al-Sharia: idee sbandierate su Facebook, dove – secondo le indagini – condividevano proclami, preghiere e materiale di propaganda nascondendosi dietro profili fittizi.
Sotto la lente della procura di Torino e degli investigatori dell’Arma erano finiti sin dal 2016. Ma un gip del tribunale subalpino, nel giugno dell’anno successivo, aveva detto “no” alla misura cautelare: gli indizi, a suo dire, portavano a concludere che, sebbene il gruppo tradisse una “forte pericolosità sociale”, si poteva parlare al massimo di una “nebulosa e progressiva radicalizzazione” che non varcava ancora “la soglia penalmente rilevante”. Il pm Andrea Padalino fece ricorso al tribunale del riesame e vinse la partita. Bisognava però attendere la conferma della Cassazione.
I tre sono stati rintracciati in poche ore perché, dopo essersi trasferiti da Torino a Pisa, hanno pensato bene di infilarsi nel giro dello spaccio e sono stati messi ai
domiciliari. Due dei loro compagni, Bilel Chihaoui e Bilel Tebini, anche loro colpiti dal mandato di cattura, nel frattempo hanno lasciato dall’Italia: Bilel Chihaoui espulso già nell”agosto del 2016 dopo avere postato su Facebook l’intenzione di trasformarsi in martire, Bilel Tedini di propria iniziativa.
Era un gruppo affiatatissimo quello che dalla Tunisia arrivò a Torino nel 2015. Per ottenere il permesso di soggiorno si iscrissero all”Università ottenendo pure una borsa di studio, ma presentarono documenti fasulli. Due di loro, Wael Labidi e Khaled Zeddini, un giorno salutarono e partirono per la Siria, dove trovarono la morte combattendo per conto dell’Isis. I compagni li celebrarono come ”martiri” e, come vuole il Califfato, li omaggiarono portando del cibo in una moschea.
Nelle carte dell”indagine spicca una considerazione del pm Padalino: anche cliccare “mi piace” sotto un post su Facebook è un chiaro segnale di adesione.