Pensioni: la vittoria del M5S e della Lega cambia le prospettive della riforma. Entrambi sono contro la legge Fornero
ROMA – L’exploit del M5S e della Lega alle elezioni aumenta le possibilità di una revisione della Legge Fornero sulle pensioni nella nuova legislatura. Fermo restando che i numeri dovranno ora tradursi in una maggioranza di governo, un nodo che dovrà essere sciolto nelle prossime settimane, il voto degli italiani ha bocciato sonoramente il Pd e l’attuale maggioranza di governo. E ha visto un forte irrobustimento delle Forze Politiche che chiedono, all’interno del programma elettorale, una revisione (o meglio una vera e propria abrogazione) della Riforma del 2011 sulle pensioni. La Lega, Salvini in particolare, ha imposto chiaramente alla coalizione di centrodestra l’abolizione della Fornero come uno degli obiettivi della legislatura.
E’ uscito sconfitto, quindi, l’accordo sindacale dello scorso settembre 2016 con il quale il Governo Renzi ha realizzato l’Ape sociale e la quota 41 per i lavoratori precoci e l’ape volontario, cioè il prestito pensionistico per gli ultra 63enni. Gli enormi ritardi e i tantissimi paletti e condizioni imposte, accompagnato dal pasticcio sui vitalizi, hanno segnato anche la sorte dei sostenitori di tale accordo.
La vittoria del M5S apre, dunque, nuovi scenari sulle pensioni nel prossimo biennio. Il Movimento di Beppe Grillo propone il superamento della cosiddetta “riforma Fornero” attraverso la messa a regime dei parametri di “quota 41” e “quota 100” per l’accesso alle pensioni, l’introduzione della staffetta generazionale nelle aziende, un ampliamento delle categorie di lavori da considerare usuranti ed un allargamento della possibilità di usufruire della cosiddetta “opzione donna”, nonché il blocco dell’adeguamento all’età pensionabile all’aspettativa di vita. Elementi comuni anche alla Lega, l’altra forza politiche uscita vincitrice dal confronto elettorale.
Attualmente la cd. quota 41 è stata riconosciuta con la legge 232/2016 dal 1° maggio 2017 – dopo lunghi anni di trattative e discussioni – solo in favore di alcune categorie di lavoratori in difficoltà (disoccupati, invalidi, addetti a mansioni usuranti e gravose, o soggetti che assistono disabili) e a condizione che possano vantare almeno 12 mesi di lavoro effettivo prima del 19° anno di età (lavoratori cioè precoci). Una serie di vincoli che consentono il pensionamento solo a poche categorie di soggetti e, peraltro, in esito ad una complessa procedura di monitoraggio e di verifica delle condizioni. Per Di Maio l’obiettivo del M5S è quello di estendere il pensionamento con 41 anni di contributi a tutti, uomini e donne, anche non precoci come accadeva, in sostanza, prima della Legge Fornero. E di introdurre la quota 100 come somma di età anagrafica e contributiva per guadagnare l’accesso alla pensione (es. 60 anni e 40 anni di contributi).
Il programma del M5S prevede poi anche l’abolizione dei vitalizi dei parlamentari, la soppressione del minimale inps per artigiani e commercianti, la riorganizzazione della gestione separata dell’Inps oltre naturalmente al reddito di cittadinanza: una prestazione di importo pari a 780 euro al mese per persona singola che cresce per le famiglie numerose. Insomma queste istanze nella prossima legislatura avranno sicuramente maggiori chance di essere affrontate rispetto al passato. Perché i partiti che le sostengono avranno una maggiore rappresentatività nel Parlamento (Lega e M5S hanno, infatti, totalizzato insieme circa il 50% dei voti). Anche se nelle prime esternazioni dei leader non sono escluse altre possibilità e altre alleanze.
Infatti, nel periodo post elettorale, le dichiarazioni del M5S e del loro candidato premier Luigi Di Maio, sembrano essere possibiliste anche verso un accordo di programma e di governo anche con il Pd. Bisognerà accertare cosa deciderà il Pd (Renzi è nettamente contrario all’ipotesi) e quali saranno eventualmente i compromessi di un programma concordato sul tema sempre scottante delle pensioni. Attendiamo gli eventi e soprattutto attendiamo le decisioni del Presidente Mattarella.