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Confesercenti: aumento aliquote Iva dal 2019 comporterebbe contrazione di consumi per 23 miliardi

Ministero economia e finanze

ROMA – Dal 2019 se scattasse l’aumento delle aliquote Iva previsto dalla manovra ci sarebbero 23 miliardi di consumi in meno nel complesso, pari in media a 885 euro a famiglia. Lo sostiene la Confesercenti chiedendo una scelta politica condivisa sulle clausole di salvaguardia.
«Se dovessero scattare – si legge in una nota – gli aumenti Iva imposti dalle clausole di salvaguardia avrebbero un grave impatto sui consumi, portandoci a perdere nel corso del prossimo triennio 23 miliardi di euro di spesa, circa 885 euro a famiglia. Uno stop alla domanda interna che farebbe rallentare anche il Pil, con una riduzione di 1,2 punti della crescita stimata del prodotto interno lordo tra il 2019 ed il 2021. Una prospettiva allarmante, ma che non sembra troppo lontana: il
primo passo per disinnescare le clausole, infatti, è inserire la previsione di un intervento di sterilizzazione già nel prossimo Def, il documento di economia e finanze che dovremo presentare
in sede europea il 10 aprile».

«L’aumento dell”IVA rischia di portare ad uno stop della fragile ripresa italiana, già data in indebolimento nei prossimi anni – spiega Mauro Bussoni segretario Generale di Confesercenti
– per questo riteniamo che sia prioritario trovare una soluzione che eviti ulteriori stangate, per quanto costosa. La pressione fiscale sui consumi, tra IVA, accise, bolli e quant’altro, in Italia è già molto alta. Alzare ancora il livello di imposizione porterebbe inevitabilmente ad un livello di imposizione porterebbe inevitabilmente ad un ulteriore frenata, lasciando sul campo, secondo le nostre stime, circa 10.000 imprese del commercio, ancora in difficoltà per l’onda lunga della grande crisi. Serve una scelta politica condivisa per eliminare, una volta per tutte, questa spada di
Damocle che pende sull’economia e ipoteca le leggi di Bilancio fin dal 2011».

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