Pensioni integrative: partono i Pepp, i prodotti pensionistici individuali paneuropei
ROMA – Nel 2018 partono altre opportunità per rimpinguare le pensioni, e questa volta l’offerta viene dall’Europa con i cosiddetti Pepp (Pan-european personal pension), o “Prodotti pensionistici individuali paneuropei“.
Come spiega il sito PMI.it, si tratta di fondi pensione a basso costo, con standard unificati in tutta l’UE, che andrebbero ad affiancare gli strumenti nazionali esistenti. Lanciati dalla Commissione Europea, i Pepp hanno come principale vantaggio quello di garantire costi minori per effetto della maggiore concorrenza, oltre ad offrire maggiore trasparenza, più scelta, maggior tutela e portabilità sul territorio europeo.
L’idea dei Pepp nasce circa 3 anni fa con una proposta lanciata dall’Eiopa (Autorità delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali) sulla base dei dettami della Commissione europea. Semplici da utilizzare, i Pepp prevedono alcune opzioni di investimento ben delineate e con poche alternative, così da poter essere comparate tra loro agevolmente. Possibile inoltre cambiare emittente ogni cinque anni. A poter aderire volontariamente ai Pepp, in aggiunta agli strumenti nazionali disponibili, saranno studenti, lavoratori dipendenti e autonomi. Questi potranno inoltre contare su un passaporto europeo che garantirà la trasferibilità dei Pepp all’interno dell’Unione.
Tra gli obiettivi della commissione UE c’è quello di incrementare il numero di iscritti ai fondi pensione, a fronte del fatto che, stando ai dati dell’Ocse, attualmente solo il 27% degli europei tra i 25 e i 59 anni è iscritto a un piano pensionistico.
Un aumento della concorrenza, derivante dall’introduzione dei Pepp dovrebbe spingere istituti di credito e società assicurative ad abbassare i costi degli attuali strumenti di previdenza complementare per renderli più competitivi e più convenienti per i consumatori che sarebbero così incentivati ad aderire. Secondo le stime Ernst & Young, il Pepp, con incentivi fiscali concessi, può raddoppiare la crescita del mercato della pensione complementare, portandolo a 2,1 trilioni di euro entro il 2030.