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Come si eleggono i Presidenti dei due rami del Parlamento. tempi e procedure

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E’ partito il conto alla rovescia per l’elezione dei presidenti delle Camere e sembra che l’accordo fra grillini e Lega, fra Di Maio e Salvini sia destinato a tenere, a meno che l’ex cavaliere non ci metta lo zampino.

Siamo alle porte coi sassi perché venerdì 23 marzo le due Assemblee saranno chiamate (rispettivamente alle 11 a Montecitorio e alle 10:30 a Palazzo Madama) ad adempiere al loro primo atto della legislatura: l’elezione dei successori di Laura Boldrini e Pietro Grasso. Questa volta sembra ci si avvii verso un rinnovamento, speriamo migliorativo rispetto alle scelte del passato.
Credo che sia interessante esporre, in breve, quali siano le procedure (che non molti conoscono) per eleggere chi siede negli scranni più alti di Montecitorio e Palazzo Madama.

Le sedute saranno presiedute da Roberto Giachetti (Pd) e dal senatore a vita Giorgio Napolitano (ancora lui!): il primo è il più anziano dei vicepresidenti della Camera rieletti della corsa legislatura; il secondo è il senatore più anziano d’età. E’ previsto che entrambi i presidenti provvisori tengano un breve discorso prima di dare il via alle votazioni.

ALLA CAMERA: La votazione avviene per schede ed in modo segreto. Nella prima votazione è richiesta la maggioranza dei due terzi dei componenti l’Assemblea (comprese nel computo le
schede bianche), ovvero 420 voti. Per il secondo e terzo scrutinio il regolamento di Montecitorio prescrive che il quorum si abbassi ai due terzi dei votanti, contando anche le schede bianche. Si prevede che i primi tre scrutini si terranno tutti nella giornata di venerdì. Per gli eventuali scrutini
successivi, da sabato, è sufficiente la maggioranza assoluta dei voti, contando pure in questo caso anche le schede bianche.
Ciascun deputato esprime il proprio voto nella scheda all’interno di cabine allestite tra il banco della presidenza e quello del governo e la deposita in un’urna. Lo spoglio delle schede è pubblico ed avviene in Aula. Nel caso in cui fossero necessari più scrutini per eleggere il presidente, la seduta
potrebbe protrarsi per più di una giornata; in ogni caso, formalmente si tratta di una seduta unica. Nelle ultime sei legislature il presidente e’ stato eletto il giorno successivo all’inizio della seduta (quarto scrutinio).

AL SENATO: Anche a Palazzo Madama la votazione avviene a scrutinio segreto, ma il meccanismo assicura comunque l’elezione del presidente entro la quarta votazione. Al primo scrutinio è eletto chi raggiunge la maggioranza assoluta dei voti dei componenti del Senato, che è pari a 161 voti. Qualora non si raggiunga questa maggioranza neanche con un secondo scrutinio, si procede, nel giorno successivo, ad una terza votazione nella quale basta la maggioranza assoluta dei voti dei presenti, computando tra i voti anche le schede bianche. Se nella terza votazione nessuno ha riportato detta maggioranza, il Senato procede nello stesso giorno ad un ballottaggio fra i due candidati che hanno ottenuto nel precedente scrutinio il maggior numero di voti e viene
proclamato eletto quello che consegue la maggioranza, anche se relativa. A parità di voti, e’ eletto il più anziano di età.
Anche a Palazzo Madama lo spoglio delle schede votate è pubblico e avviene in Aula.

I GRUPPI PARLAMENTARI ED I CAPIGRUPPO: Entro due giorni dalla prima seduta, e quindi il 27 marzo i parlamentari devono dichiarare a che gruppo aderiscono: a quel punto i gruppi
sono convocati per eleggere i rispettivi presidenti.

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO: Da quando son eletti i presidenti delle due Camere il presidente del Consiglio uscente può salire al Quirinale per dimettersi: resterà comunque in
carica per il disbrigo degli affari correnti fino alla nuova del nuovo premier.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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