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Tasse: riforma equilibrata proposta da Unimpresa. Al posto di flat tax e aliquota unica al 25%

ROMA – Nel dibattito politico in merito alla diminuzione delle tasse si inserisce Unimpresa, che avanza proposte più sensate e realizzabili rispetto a quelle, velleitarie, di lega e Forza Italia. Cercando di attenuare l’impatto disastroso che le politiche del pd renziano e affini hanno avuto per milioni di contribuenti onesti, tartassati oltre ogni limite.

TRE ALIQUOTE IRPEF – Tre aliquote per l’imposta sui redditi delle persone fisiche con una no tax area fino a 10.000 euro: 25% fino a 50.000 euro, 37% fino a 200.000 euro e 45% oltre 200.000 euro. Tassazione dei dividendi percepiti da società di persone e società a responsabilità limitata con una imposta sostitutiva al 10%. Iva al 19% secondo la media praticata nell’Unione europea con una fascia di esenzione totale fino a 50.000 euro di fatturato.
E ancora. Per le aziende con volume d’affari fino a 300.000 euro una tassa secca al 5% per chi ha dipendenti a tempo determinato e al 3% per quelle che hanno lavoratori a tempo indeterminato; il prelievo ordinario andrebbe poi fissato con una aliquota flat al 20%, ma con diversificazioni secondo la propensione a fare investimenti e assunzioni.

Sono le principali indicazioni in campo tributario suggerite da Unimpresa alle forze politiche, in vista della definizione della maggioranza parlamentare e della formazione del nuovo governo,
secondo le quali quale «va modificato il sistema di imposizione delle attività basate sul commercio via web, parte di soggetti stranieri, con tassazione dei redditi calcolati con il criterio previsto per la
stabile organizzazione e per le vendite che avvengono nell’ambito del paese».

Nell’ambito della tassazione d’impresa, l’Irap è oggetto di grande attenzione. Unimpresa osserva anzitutto che «il calcolo dell’imposta regionale sulle attività produttive nella sostanza colpisce, oltre agli utili, anche alcuni costi indeducibili, ciò con un significativo incremento del tax rate, soprattutto per le pmi che ricorrono ai finanziamenti bancari. Di qui la necessità di rivedere i meccanismi volti alla creazione della base imponibile, restringendola significativamente».

RISCOSSIONE – Nel campo della riscossione, Unimpresa propone «un patto di rientro dei pagamenti coi tempi necessari, calibrati sulla di rientro dei pagamenti coi tempi necessari, calibrati sulla realistica disponibilità del contribuente, e la stipula di accordi convenzionati, a tasso zero, con le banche, qualora ci fosse necessità di liquidità. Occorre rafforzare gli incentivi fiscali per la ricerca e per l”internazionalizzazione: strumenti di aiuto alle aziende da indirizzare soprattutto alle micro
e piccole imprese, le più penalizzate per le loro capacità finanziarie e strutturale».
Tra le idee, anche «agevolazioni e incentivi specifici per i raggruppamenti di Pmi, accompagnati dall’introduzione di strumenti a basso costo di controllo sugli investimenti, come perizie e due
diligence».

Quanto all”internazionalizzazione, l’associazione propone di «abrogare tutte le norme presuntive che, di fatto, costituiscono un ostacolo alla delocalizzazione di aziende italiane all’estero, indicando exit tax, esterovestizione, transfer price».
Infine gli analisti di Unimpresa propongono di «estendere l’agevolazione della branch exemption, che riguarda solo le multinazionali, anche alle piccole imprese e micro imprese, allargandola alle newco costituite all’estero, purché controllate dalla società-madre italiana».

Tutti suggerimenti che consentirebbero soprattutto alle PMI di pagare tasse eque, semplificando anche gli adempimenti, ma temiamo che la politica da questo orecchio non ci senta, anche se ogni volta afferma le migliori intenzioni.

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