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L’incarico a Fico: un inutile rinvio di 48 ore prima di arrivare al Governo del Presidente

Dopo il risultato delle elezioni regionali in Molise, che hanno premiato nettamente il centrodestra, bloccato l’avanzata dei grillini e sepolto il Pd, i maggiori esponenti del centrodestra, tranne Berlusconi prudentemente silenzioso, avevano auspicato un incarico di Governo a un esponente del loro schieramento.

Non avevano però fatto i conti con l’irritazione del presidente Mattarella che, stanco di questo continuo ping pong, ha mantenuto la sua proverbiale prudenza non decidendo di varare subito un governo del Presidente, ma affidando alla terza carica dello Stato, il presidente della camera Roberto Fico, una missione molto complicata, per non dire impossibile, cercare di trovare, in 48 ore, l’accordo per un esecutivo Pd – M5S.

Crediamo che il Presidente lo abbia fatto volutamente, per dimostrare così l’impossibilità di soluzione da ogni lato, per poi decidere autonomamente di affidare a un esponente di sua fiducia l’incarico di un governo per un anno, giusto per approvare una legge elettorale che finalmente ponga in grado l’Italia di sapere, subito dopo il voto, quale sia la maggioranza alla quale affidare il Governo.

Ora tocca al presidente della Camera agire da esploratore e per il Movimento grillino saranno tre giorni di tensioni interne tra le fazioni di Di Maio e Fico. Le possibilità che il presidente incaricato riesca a mettere insieme Pd e M5S sono molto scarse, ma – fallito anche questo flebile tentativo – il Presidente Mattarella potrà dire di averle tentate tutte senza successo, una volta archiviate le trattative M5S-centrodestra da un lato e M5S – Pd dall’altro.

Altre ipotesi non sono francamente possibili, perché dopo la vittoria in Molise del candidato di Silvio Berlusconi è infatti ancora più difficile per Salvini mollare l’alleato. E il leader leghista, a proposito delle scelte di Mattarella, afferma: «Se qualcuno vuol riportare il Pd al governo, allora andiamo indietro, ai governi Monti, Letta, Renzi, Gentiloni. Se si vuole che la gente stia a casa e stracci la scheda elettorale allora si mandi il partito democratico al governo».

Ma neppure dalle altre forze politiche potrà venire un contributo positivo per uscire dallo stallo. Il Pd ha già annunciato di non essere disponibile a un accordo con il M5S, mentre Forza Italia e FdI sostengono chiaramente, e non a torto, che gli italiani vogliono un governo guidato dal centrodestra e con un programma di centrodestra.

Il Presidente Mattarella da quest’orecchio sembra non volerci sentire, mutuando il comportamento (non del tutto imparziale) sostanzialmente tenuto dagli inquilini del Colle dalla presidenza Scalfaro in poi, con l’eccezione di Ciampi. Anche se non avrà il coraggio di ripescare la sinistra, ultrabocciata dagli elettori, come invece ha fatto più volte Napolitano utilizzando la speciosa formula di governo del Presidente.

E allora, dopo un inutile surplace di altre 48 ore nel segno di Fico, prepariamoci a un esecutivo designato dal Capo dello Stato, magari affidato al prof. Sabino Cassese, al quale spetterà il compito di rimediare ai guasti prodotti dalle riforme renziane e dalla legge elettorale sballata e inconcludente voluta dal Pd. Per portarci a votare, nel 2019, sulla base di regole chiare che non diano spazio a giochini di potere e ricatti di minoranze, componenti di una coalizione, come è avvenuto troppe volte nella nostra storia recente (Bossi, Follini, Fini, Bertinotti docent).


Ezzelino da Montepulico


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