Governo: dopo tedeschi e inglesi anche i vescovi sparano contro. Difendono i loro interessi
ROMA – «Nessun leader degno di questo nome, e di una decente democrazia, può permettersi di tentare di imporre, con una sorta di tonante e assurdo assedio al Quirinale, le sue pretese riguardo a decisioni e nomine che rientrano nelle prerogative proprie del massimo garante delle nostre Istituzioni democratiche e della legalità repubblicana».
Lo afferma oggi il direttore di Avvenire Marco Tarquinio in un editoriale di prima pagina sul braccio di ferro sul governo, dal titolo «Oltre l”assurdo assedio».
«Il presidente Mattarella – prosegue il giornale dei vescovi – sta agendo da arbitro, con saggezza e misura, interessato solo al bene comune e al buon funzionamento del serissimo gioco della politica. Politica che è certamente potere, ma che dovrebbe essere sempre servizio e arte dell’equilibrio utile, giusto e necessario. Osiamo credere – aggiunge Tarquinio – che il molto loquace e aggressivo segretario della Lega e il sibillino e ultimativo leader del M5s riescano, ognuno per la propria parte, a dimostrare senso del limite indispensabile per governare e pieno rispetto di quella Costituzione sulla quale potrebbero essere chiamati presto a giurare solennemente come ministri. E osiamo sperare – conclude il quotidiano della Cei – che colui che viene usato come testa d’ariete in questo rovente attacco al Colle, il professor Paolo Savona, si sottragga all’incresciosa diminutio capitis». (In latino sarebbe più corretto deminutio capitis).
Il giornale dei vescovi scende dunque in campo a gamba tesa per appoggiare le perplessità e i veti (questi sì non conformi alla Costituzione) di un presidente che ha temporeggiato troppo, e adesso non fa assolutamente da arbitro ma sembra appoggiare la squadra della sinistra, delle oligarchie europee e della finanza internazionale, apertamente ostili al nuovo Governo. La Chiesa non rinuncia a intervenire per influenzare la politica italiana. Avvenire teme probabilmente che il governo giallo-verde blocchi il business dell’accoglienza che tanti finanziamenti porta alle varie Caritas e associazioni di volontariato collegate. Ma non sono esattamente questi gli interessi che gli italiani hanno espresso con il voto.