Pensioni: un esperto contesta il progetto del governo giallo-verde. Sarebbe incostituzionale
La lente di questa sera la faccio «per relationem», pubblicando alcune riflessioni che mi ha inviato Stefano Biasioli, di Confedir, già animatore del gruppo i 300 di Leonida che all’inizio si opposero ai soprusi contro i pensionati messi in atto dai vari governi insediati da re Giorgio Napolitano.
«Nel contratto di governo siglato da Di Maio e Salvini, compare tra i punti programmatici anche il taglio delle pensioni d’oro che superino la soglia di 5000 euro netti mensili.
Precisamente, si tratta del punto 26 (pag 48 del contratto), laddove si esprime l’intento di eliminare “eccessi e privilegi” e, “per una maggiore equità sociale”, di procedere al “taglio delle cd. pensioni d’oro (superiori ai 5.000,00 euro netti mensili) non giustificate dai contributi versati.”
La formulazione di una tale inaudita proposta programmatica di governo, oltre a lasciare sconcertati perché si tratterebbe di un’imposta straordinaria sul reddito del tutto incostituzionale, si presenta ambigua.
Infatti, non è chiaro se:
a) si vuole tagliare solo le pensioni che non sono “giustificate” dai contributi versati, limitatamente alla misura in cui non vi sia corrispondenza tra contributi versati ed importo pensionistico liquidato. Per esempio, una pensione di 10.000 euro, sorretta da contributi che giustificherebbero invece un importo di 9000 euro, sarà decurtata di 1000 euro;
b) oppure, si vuol introdurre un taglio lineare per tutte le pensioni superiori a 5000 euro netti mensili, nel presupposto che queste, per definizione, non sono MAI giustificate dai contributi versati e vanno conseguentemente TUTTE abbassate alla soglia massima di 5000 euro, in una visione pauperistica ed etica del sistema previdenziale.
Nella prima ipotesi interpretativa, qual è il parametro che “giustifica” o non “giustifica” le pensioni sopra soglia 5000, in rapporto ai contributi versati?
Viene da rispondere che il parametro più plausibile è il sistema contributivo introdotto dalla legge 335 del 1995 (cd. Riforma Dini) e confermato dalla cd. “Legge Fornero”.
In tale ipotesi, si ricalcolerà l’intero montante contributivo di ciascun pensionato d’oro secondo il più recente e meno vantaggioso (rispetto al sistema retributivo) sistema contributivo.
Senonché, il ricalcolo dipende da una serie di variabili, l’età del pensionamento, la storia lavorativa e la retribuzione percepita nel tempo: dunque, si presenta tecnicamente non facile e produttivo di disparità di trattamento, oltre ad essere in ogni caso lesivo dei diritti quesiti.
La seconda interpretazione, seppure meno aderente al testo letterale che fa riferimento alla non giustificazione dei contributi versati, e ancor meno costituzionalmente accettabile, sembrerebbe però più in linea con la proposta del M5S diffusa in campagna elettorale, finalizzata a realizzare un fantasioso ed irrealistico risparmio di spesa di 12 miliardi di euro.
La proposta, come appare evidente, è demagogica, ispirata al populismo più deteriore e ad una visione (cui non importa calpestare i diritti delle persone) etica e pauperistica del sistema previdenziale. Si tratterebbe a tutti gli effetti di un esproprio, in violazione dei diritti quesiti di alcuni pensionati (e non di altri) i quali ricevono un assegno pensionistico che non è affatto un privilegio, ma rappresenta la restituzione assicurativa dei contributi, versati durante una vita di lavoro, sui quali hanno fatto legittimo ed incondizionato affidamento, ritenendo – a torto – di essere cittadini di uno Stato di diritto.
Si deve infatti considerare che la misura dei contributi versati dagli attuali pensionati (d’oro o no) era stabilita durante la loro vita lavorativa dalla LEGGE. Dunque, le loro pensioni sono sempre, per definizione, GIUSTIFICATE dai contributi versati nella misura stabilita PER LEGGE.
Comunque dovesse essere realizzato il taglio, balza poi agli occhi un’evidente e macroscopica disparità di trattamento, nel fissare grossolanamente una soglia, uno spartiacque non graduale. Né è prevista la restituzione della parte “sterilizzata” del montante individuale di contributi versati durante la vita lavorativa. Ma forse ci si sta preoccupando di poco, a fronte dello scenario che si prospetta di default dell’intero sistema economico e finanziario italiano».
Sottoscriviamo parola per parola le osservazioni e le critiche sopra riportate. Sperando che l’ostruzionismo di parte a questo governo dimostrato ampiamente dal Capo dello Stato serva almeno a evitare questa palese ingiustizia.
Maurizio Cavallero
E cosa succederà per tutti coloro che hanno capitalizzato le loro pensione in base alle regole vigenti fino alla fine degli anni 80, verrà loro richiesto indietro il capitale perchè non commensurato alla contribuzione?
Paolo Padoin
Ha perfettamente ragione
Aldo Di Nardo
Io so solo che questo è un paese per furbi. Se evadi milioni di euro non ti succede nulla. Tramite fior fior di studi specializzati trovi un accordo con l’Agenzia delle entrate e guadagni, evadendo, milioni di euro. Abbiamo avuto casi di un famoso motociclista e di un cantante lirico ed altri.Chi invece, in pensione dopo 42 anni contributivi e fiscali deve sentirsi chiamare ladro e pertanto da punire. Addio alla pianificazione familiare e all’affidabilità dello Stato.