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Natale 2025
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L’impeachement per Mattarella si allontana, ma vediamo come funzionerebbe

Cotmatt

Molto arrabbiato dopo lo stop di Mattarella e la fulminea indicazione di un nuovo presidente incaricato, segno evidente che la mossa era premeditata e preparata da tempo, Luigi Di Maio propone di sollevare la procedura d’impeachement del Capo dello Stato, trovando conforto nella Meloni. Quando Fabio Fazio lo ha raggiunto al telefono a Fiumicino, il capo politico del M5S ha detto: «Se andiamo al voto e vinciamo poi torniamo al Quirinale e ci dicono che non possiamo andare al governo. Per questo dico che bisogna mettere in Stato di accusa il Presidente. Bisogna parlamentarizzare tutto anche per evitare reazioni della popolazione».

Oggi forse la tensione si è allentata, anche Mattarella probabilmente ha capito di avere esagerato un tantino e, dopo aver convocato Cottarelli per affidargli il compito di formare un nuovo governo, ha sicuramente concordato con lui dichiarazioni concilianti. Cottarelli, uomo di buon senso e legato alle istituzioni internazionali, ma non troppo di parte, ha infatti dichiarato con molta misura che accettava con riserva l’incarico e si proponeva di formare un governo con orizzonte limitato, tre mesi in caso di non fiducia, fino al marzo 2019 in caso di fiducia. Andando poi ad elezioni. Ma anche in questo caso occorre l’intervento del solito Mattarella. Che spera di evitare così la procedura d’impeachement che, con la composizione attuale del Parlamento, potrebbe avere conseguenze spiacevoli per il presidente siculo intronato da Renzi.

Come funziona la messa in stato d’accusa del presidente della Repubblica? E’ regolata dalla Costituzione e la parola finale non spetta al Parlamento – come credono in molti – ma alla Corte costituzionale. In Italia nessun presidente è mai finito sotto accusa per alto tradimento. Se ne è parlato più volte per Cossiga, ma Mattarella sarebbe il primo. Il primo presidente ad essere minacciato di impeachment fu Giovanni Leone nel 1978 per lo scandalo delle tangenti Lockheed. Allora il Pci, all’opposizione, scatenò una furiosa campagna contro il Presidente, che per questo fu costretto a dimettersi, ma poi fu scagionato . ma intanto i trinariciuti avevano raggiunto il loro intento, mentre adesso hanno già cominciato a schierare le truppe cammellate a Firenze e a Torino nella piazze a difesa del capo dello Stato e della Costituzione.

Ricordiamo che l’articolo 90 della Carta costituzionale recita: «Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell’esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri».

«La deliberazione sulla messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica per i reati di alto tradimento e di attentato alla Costituzione è adottata dal Parlamento in seduta comune su relazione di un comitato formato dai componenti della giunta del Senato della Repubblica e da quelli della giunta della Camera dei deputati competenti per le autorizzazioni a procedere in base ai rispettivi regolamenti», si legge all’articolo 12 della legge costituzionale n.1 dell’11 marzo 1953. «Quando sia deliberata la messa in stato di accusa del Presidente della Repubblica, la Corte costituzionale può disporne la sospensione dalla carica», aggiunge la legge. Per il giudizio del capo dello Stato la Corte costituzionale viene «integrata nella sua composizione da 16 membri estratti a sorte da un elenco di 45 eletti dal Parlamento ogni 9 anni fra i cittadini aventi i requisiti per l’eleggibilità a senatore».

Per portare il Capo dello Stato davanti al giudizio della Corte per attentato alla Costituzione servono quindi 475 voti (la maggioranza del Parlamento in seduta comune data da 630 deputati più 319 senatori, di cui 4 a vita). La Lega in questo parlamento ha 125 deputati e 58 senatori, mentre i 5 stelle 222 e 109, totale 514. Se si aggiungono i 50 parlamentari di FdI si arriva a una maggioranza solidissima, 564. Di qui i timori indubbi di Mattarella e il fuoco di sbarramento dei suoi sostenitori. L’annuncio di prossime elezioni toglierebbe di mezzo i voti della Lega e probabilmente di Fdi e quindi al Presidente sarebbe risparmiata l’onta dell’impeachement. Fino alla prossima occasione.


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Ezzelino da Montepulico


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