Economia: mutui e tassi d’interesse, effetti negativi dello spread per le nostre tasche
ROMA – Durante la crisi del 2011, che poi portò alla nascita del governo di Mario Monti, lo spread era diventato argomento di conversazione al bar. Poi per qualche anno era stato un po’ dimenticato. Ora torna drammaticamente di attualità.
Ma cosa è lo spread? E’ un numero che misura la differenza di rendimento fra i titoli di Stato italiani (Btp) e quelli tedeschi (Bund) con durata decennale (o anche con scadenze diverse ma questo è quello più osservato). E’ in sostanza un termometro della fiducia degli investitori internazionali sull’Italia. Più la fiducia sull’Italia diminuisce, più crescono i timori sulle capacità del Paese di ripagare i suoi debiti, e più aumenta questo differenziale. Va tenuto presente a questo proposito che la Penisola ha uno dei debiti più grandi del mondo, che ammonta a poco meno di 2.300 miliardi di euro, pari al 130% circa del prodotto interno lordo.
Che impatto ha la crescita dello spread sui mutui? Per chi ha già contratto un prestito a tasso fisso l’aumento dello spread non avrà alcuna conseguenza sulla rata mensile. Chi invece ha scelto un mutuo a tasso variabile in prospettiva, anche se non nell’immediato, si potrebbe trovare a dover pagare di più. Nella stragrande maggioranza dei casi i finanziamenti a tasso variabile sono legati a tassi come l’Euribor (o l’Eurirs per i prestiti a tasso fisso). Due tassi interbancari il cui valore in questa fase di saggi molto bassi sono da tempo negativi. I timori sull’Italia però potrebbero però alla lunga far risalire i tassi in tutta Europa e quindi portare nel lungo periodo a una crescita degli indicatori a cui sono indicizzati anche i mutui.
C’è però un altro aspetto da considerare. I mutui, sia quelli variabili che quelli fissi, sono indicizzati normalmente come detto all’Euribor o all’Eurirs. Ma a questi tassi le banche aggiungono uno spread, che negli ultimi anni è stato in costante discesa. Attualmente – secondo i dati di Mutuionline.it – gli spread medi per le dieci migliori offerte per un mututo a tasso variabile a 20 anni è dello 0,85%, mentre per un mutuo a tasso fisso di pari durata scende fino allo 0,15%. Se le tensioni sui titoli di Stato continuassero le banche però potrebbero ricominciare ad aumentarli, facendo così crescere anche il costo delle rate dei mutui. E anche il tasso a cui verranno erogati in futuro i prestiti, sia fissi che variabili.