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Il primo Governo Conte, che guarda all’Europa, nasce bersagliato dalle offese inammissibili di Juncker

ROMA – Alle ore 21, 41 il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha detto di aver accettato l’incarico e ha letto la lista dei ministri, con la sostituzione della persona del ministro dell’economia (Tria al posto di Savona, spostato ai rapporti con la Ue) e la promozione di Moavero Milanesi a ministro degli affari esteri. Erano questi i segnali attesi dal Presidente Mattarella, che a questo punto sarà soddisfatto del suo operato. Anche se subito l’imbarazzante e arcigno presidente della commissione Ue, Jean Claude Juncker, avrà fatto pentire tutti i sostenitori dell’Europa lanciando offese inammissibili al popolo italiano.

Juncker, al quale Giorgia Meloni in una precedente occasione aveva raccomandato di bere di meno, ha affermato, a quanto riferisce il quotidiano britannico Guardian: «Gli italiani devono lavorare di più ed essere meno corrotti». Sentendo aria di tempesta l’imprudente politico lussemburghese ha fatto precisare dalla sua portavoce, sostanzialmente confermando il concetto espresso: «Non mi risulta
che il presidente abbia usato tali parole. Anzi, le parole attribuite a Juncker sono state prese fuori contesto».

Subito fioccano le reazioni indignate. Il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani con un tweet immediato: «Chiedo al presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker di smentire immediatamente le frasi che gli vengono attribuite, perché se
fossero vere sarebbero inaccettabili».

Ovviamente reagisce Matteo Salvini, neo ministro dell’Interno: «Italiani corrotti e fannulloni? Parole vergognose e razziste, col prossimo governo vedremo di fare rispettare i diritti e la dignità di 60 milioni di italiani che dall’Europa si aspettano collaborazione e non insulti.»

La delegazione del MoVimento 5 Stelle al Parlamento europeo: “Le affermazioni sugli italiani attribuite al Presidente della Commissione europea sono vergognose e offensive. Ci auguriamo vivamente che queste ricostruzioni siano prive di fondamento. Restiamo in attesa di una smentita immediata di Juncker”.

Nessuna reazione, per ora, da parte del Pd di Renzi, ma è ovvio. L’ex partito dominante e l’ex premier, ai tempi del suo governo, nonostante le sue grandi rodomontate, hanno preso sempre sonori schiaffi e sberleffi dall’Europa e dalla Merkel. Speriamo che la musica cambi.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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