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Pensioni d’oro: Di Maio ancora all’attacco, ma sono pronti ricorsi alla Consulta

ROMA – Di Maio ritorna con la sua fissa, incentivata dopo l’incontro con un altro nemico dei pensionati d’oro, il prof. Tito Boeri, che con la sua gestione sta portando l’Inps al profondo rosso economico, senza cavare un ragno da un buco. Ma entrambi non capiscono che il problema principale per l’Istituto previdenziale è la separazione dell’assistenza dalla previdenza, mentre adesso in bilancio si confondono le acque, così da non avere dati precisi sui due distinti settori e poter agire politicamente come meglio si crede.

Il governo dunque, annuncia un Di Maio boerizzato, si appresta ad aumentare le pensioni minime finanziate con il taglio di quelle d’oro percepite senza aver versato i contributi corrispondenti. L’annuncio arriva via Facebook dal ministro del lavoro nonchè vicepremier. «Vogliamo finalmente abolire le pensioni d’oro che per legge avranno un tetto di 4.000 / 5.000 euro per tutti quelli che non hanno versato una quota di contributi che dia diritto a un importo così alto. E cambiano le cose in meglio anche per chi prende la pensione minima, perché grazie al miliardo che risparmieremo potremo aumentare le pensioni minime», dice puntualizzando: «chi si merita pensioni alte per avere versato i giusti contributi ne ha tutto il diritto, ma quest’estate per i nababbi a spese dello Stato sarà diversa». Quest’estate , d’altra parte, prosegue «non ci sono i mondiali, ma presto avremo qualcosa da festeggiare: la fine delle pensioni d’oro e l’inizio di un’Italia più giusta», prosegue.

D’altra parte, annota ancora Di Maio, «è iniziata l’estate, e tanti italiani cominciano a farsi i conti in tasca per vedere se è rimasto qualcosa per una decina di giorni di ferie con la famiglia. Alcuni non le faranno proprio». «Altri invece – prosegue- faranno vacanze da nababbi sullo yacht perché hanno una pensione d’oro di migliaia e migliaia di euro – in alcuni casi anche oltre 20.000 euro netti – che da anni gli paga tutta la collettività a causa delle distorsioni del vecchio metodo retributivo, che permette di avere molti più soldi rispetto a quelli che hanno versato». «Uno sfregio -conclude- a quei tre milioni di italiani che non hanno neppure i soldi per fare la spesa, perché sono stati abbandonati dalle istituzioni».

Consigliamo al giovane e inesperto vicepremier di informarsi e documentarsi bene prima di fare certe affermazioni. Non basta il mese o più passato a studiare con Salvini tutti i sistemi per privilegiare quegli elettori che si aspettano di risolvere i problemi con il reddito di cittadinanza senza lavorare e senza aver versato contributi, alle spalle di chi ha lavorato una vita. Il Segretario della Uil Barbagallo lo ha detto a chiare lettere, un intervento di questo tipo sarebbe incostituzionale. E i pensionati si preparano a nuove battaglie, disposti a ricorrere, come hanno fatto contro i famigerati provvedimenti renziani, fino alla Corte dei diritti umani di Strasburgo pur di tutelare i propri sacrosanti diritti, minacciati da politici poco prudenti.

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