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Boeri: gli immigrati ci salvano la pensione, fulminato dalla Lega, Salvini e Calderoli

Avevamo onestamente apprezzato il comportamento del presidente dell’Inps, Tito Boeri, che per un lungo periodo era stato estremamente silente, messo all’angolo dal Governo Gentiloni che, a differenza di Renzi, non apprezzava le uscite e le ambizioni di carattere politico del bocconiano presidente. Adesso che ha trovato la sponda degli esponenti pentastellati, Fico, DiMaio in testa, che si servono di lui per l’assalto ai vitalizi e alle pensioni, ha riacquistato la parola, impazzando su tutti i versanti. Gli è andata bene per l’ambito vitalizi e pensioni d’oro, apprezzato da una parte del nuovo governo, ma recentemente ha compiuto un grave passo falso che lo ha messo in cattiva luce agli occhi dell’uomo forte dell’esecutivo, Matteo Salvini, che non ha certamente apprezzato (e lo ha fatto sapere) l’uscita di tono Boldriniano del Presidente Inps, secondo il quale gli immigrati ci salverebbero la pensione. Apriti cielo, nubi oscure si concentrano sulla possibile riconferma di Boeri nella ben pagata poltrona più alta dell’Istituto. Ma andiamo con ordine, tema per tema.

MIGRANTI – «Gli scenari più preoccupanti per la spesa pensionistica prevedono una forte riduzione dei flussi migratori che è già in atto» avverte il presidente Inps, Tito Boeri. «Il sistema pensionistico non è in grado di adattarsi alla diminuzione dei contribuenti legata al calo dei nati in Italia. Il problema è serissimo e dell’immediato – spiega -. Volenti o nolenti l’immigrazione può darci un modo di gestire questa difficile transizione demografica. Avere immigrati regolari ci permette di avere flussi contributivi significativi».

Peccato che la massima parte di quelli che sono sbarcati sulle nostre coste siano irregolari, clandestini, mantenuti a nostre spese, altro che salvatori delle pensioni italiche! E quindi non si fanno attendere le repliche politiche.

«Secondo Boeri, presidente dell”Inps, la riduzione dei flussi migratori è preoccupante, perché sono gli immigrati a pagare le pensioni degli italiani…..E la legge Fornero non si tocca. Ma basta!!!”. Così il vicepremier e ministro dell’Interno,Matteo Salvini.

Anche il senatore Roberto Calderoli (Lega) parte all’attacco e chiede sostanzialmente la rimozione di Boeri: «Prima di invocare l’arrivo di immigrati, che toglierebbero lavoro ai nostri disoccupati, dobbiamo pensare a dare lavoro ai nostri disoccupati e ai nostri giovani e ci penseranno loro a versare i contributi per tenere in piedi la nostra previdenza. Forse, già che parliamo di occupazione, all’Italia servirebbe un occupato in più, ovvero un nuovo presidente dell’INPS, e un disoccupato in più, ovvero Tito Boeri, che è meglio se va a fare altro che invocare più immigrati? Pensiamo prima agli italiani!».

Ai leghisti si associa Giorgia Meloni, Presidente di FdI: «”Il presidente dell’INPS Boeri dichiara che servono più immigrati per ‘pagare le pensioni agli italiani’. Ma Boeri lo sa che l’Italia ha un tasso di occupazione del 61% a fronte di una media europea del 72%? Basterebbe avvicinare il tasso di occupazione italiano a quello europeo per non avere problemi a pagare le pensioni di tutti gli italiani, senza bisogno di invocare una immigrazione di massa. Basta propaganda!».

VITALIZI – Dice Boeri: «non è un provvedimento simbolico. Nel 2015 proponemmo un intervento su vitalizi più pensioni superiori ai 5 mila euro. Qui mi sembra che si intervenga anche al di sotto di questa soglia. Ci sono oltre 1300 ex parlamentari che nel periodo in cui ricoprivano cariche elettive erano in aspettativa. A costoro i contributi datoriali sono stati pagati dall’Inps. Parliamo di persone che guadagnavano anche 100 mila euro. Noi come Inps abbiamo versato e versiamo , in termini di contributi figurativi, il 24% di queste retribuzioni. Tutto questo moltiplicato per 5 anni. Si tratta di una somma rilevante». E aggiunge, vantandosi della sua azione: «Abbiamo fatto quest’operazione di ristima dei coefficienti di trasformazione all’indietro, cioè coprendo anche gli anni precedenti al ’96 e soprattutto coprendo anche altre età alla decorrenza cioè a partire da 45 anni in poi».

Afferma l’ex parlamentare dell’Udc Maurizio Ronconi: «Il Presidente dell’INPS, Boeri, pur non avendo in merito alcuna competenza, continua a pontificare sul taglio dei vitalizi fornendo notizie false e conti sbagliati. Non è vero – sottolinea Ronconi – che il ricalcolo retroattivo dei vitalizi li renderebbe simili alle pensioni degli italiani perché la stragrande maggioranza è in pensione con il metodo contributivo e un ricalcolo retroattivo, che è il vero obbiettivo, significherebbe la sommossa sociale oltre che essere chiaramente illegittima ed incostituzionale. Così è per gli statali, i militari, i ferrovieri e decine di altre categorie. Boeri questo lo sa – aggiunge l’ex parlamentare – ma in modo scorretto e grave diffonde da Presidente dell’Inps false comunicazioni impegnato com’è a guadagnare meriti nei confronti dei pentastellati nella speranza di poter essere confermato nella ben retribuita cadrega di Presidente dell’Inps».

PENSIONI D’ORO – Ecco il vangelo di Boeri sul taglio delle pensioni d’oro: «Ragionare sul fatto che queste aree di privilegio possano essere ridotte è meritorio, ma bisogna intervenire sopra un importo e noi parlavamo da 5mila euro in su. Per alcune categorie, come per i politici, che
queste regole se le erano dati da soli, c’erano delle deviazioni significative. Gli interventi che il governo potrebbe attuare sono necessari nel momento in cui c’è un debito pubblico molto alto e si
vuole abbassare la pressione fiscale sul lavoro per rilanciare l’economia». E afferma che l’Inps aveva fatto una stima di massima: «Abbiamo fatto delle stime non sulle pensioni d’oro – non abbiamo mai usato il termine pensioni d’oro -: abbiamo fatto una stima di quello che si potrebbe risparmiare intervenendo sulla deviazione tra pensioni effettivamente erogate e calcolo contributivo in un documento del 2015 e quelle stime sono ancora sul nostro sito».

Peccato che già nel marzo 2016, quando Boeri impazzava contro le pensioni d’oro, il direttore per la previdenza dell’Inps, Antonello Crudo, in audizione al parlamento, aveva negato la possibilità del ricalcolo voluto da Boeri. Si trattava dell’esperto più informato e accreditato in materia, quello che aveva sotto mano dati e regolamenti che presiedono a questo complicato settore. Ebbene Crudo ha sostanzialmente bocciato da un punto di vista tecnico la possibilità di attuare il ricalcolo in chiave contributiva delle prestazioni attualmente erogate dall’Inps nei confronti dei cosiddetti pensionati d’oro. Dunque, a detta del direttore, anche se ci fosse una determinazione politica d’intervenire per ricalcolare col sistema contributivo tutte le attuali pensioni, l’Inps non avrebbe gli strumenti utili per realizzarlo.

La tesi di Boeri, che sostiene di aver ricalcolato le pensioni, con una campagna ben orchestrata nel 2015 all’insegna dell’equità e della trasparenza, viene del resto smentita dai dati e dalle notizie pubblicate sullo stesso sito dell’Inps, dal quale si trae l’informazione – a conferma delle tesi di Crudo – che era sostanzialmente impossibile ricalcolare la posizione contributiva dei dipendenti pubblici prima del 1993. Vi si legge infatti: «Il calcolo contributivo comporta la disponibilità delle informazioni relative alla storia contributiva del lavoratore che nel caso di pensioni con decorrenza lontana nel tempo risulta assai difficoltosa da reperire. La disponibilità delle informazioni retributive è comunque limitata agli anni successivi al 1992 in relazione alle esigenze elaborative legate al calcolo della prestazione pensionistica. Dunque per gli anni anteriori, non essendo in possesso dei dati specifici, l’Inps ha fatto ricorso alla somma delle contribuzioni capitalizzate mediante i coefficienti di rivalutazione (media quinquennale del PIL nominale), che hanno costituito così il montante contributivo». Una tecnica attaccabile in sede giudiziaria.

Boeri in tutti questi anni ha fatto soltanto grandi proclami politici senza incidere sul deficit, ormai in profondo rosso, dell’Istituto e senza fare alcuna proposta sulla separazione fra previdenza e assistenza, elemento essenziale per il miglioranmento dell’attività dell’Inps. Queste deficienze, assommate a quanto abbiamo riferito sopra, consiglierebbero il Governo di seguire quanto ha indicato Calderoli, il via a un ricambio della governance dell’Inps. Di bocconiani ai posti di comando con risultati deludenti ne abbiamo ormai piene le tasche. Che tornino ai loro studi, anche se il prof. Monti è stato gratificato da Re Giorgio Napolitano con la nomina a senatore a vita.

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