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Innsbruck: ministri dell’Interno Ue discuteranno su riforma politiche asilo e centri di rimpatrio in Paesi terzi

ROMA – «Esaminare opportunità per stabilire centri di rimpatrio nei Paesi terzi per persone che non risiedono legalmente sul territorio dell’Unione». E’ una delle opzioni che si ritrovano nella nuova versione della bozza di lavoro della presidenza austriaca – di cui l’ANSA ha preso visione – per la riunione informale dei ministri dell’Interno, di giovedì, a Innsbruck. Tra i possibili obiettivi, il nuovo documento prevede che «nel caso di una decisione finale negativa su una richiesta di protezione internazionale, la persona lasci l’Ue, o sia trasferita verso il proprio Paese di origine, o un Paese terzo». Inoltre, entro il 2020 si vorrebbe «rafforzare la cooperazione con i Paesi Terzi, incluse le operazioni di Ricerca e salvataggio, per rompere in modo definitivo il modello di business dei trafficanti, ed evitare così tragiche morti».

«Solo unendo una sana protezione delle frontiere esterne con un’efficace politica comune di
asilo, sarà possibile evitare la migrazione illegale, e garantire protezione a chi ne ha più urgente bisogno», si spiega nella bozza, in una parte dedicata all”analisi della situazione di partenza.
Nel documento si sottolinea che «attualmente non sono principalmente quanti hanno bisogno di protezione ad arrivare in Europa, ma in molti casi quanti mettono le loro vite nelle mani dei trafficanti. I migranti attraversano spesso vari Paesi sicuri per arrivare alla destinazione desiderata».
Nel paper si richiama anche che sotto il titolo «Sistema di protezione futuro europeo», basato su un’iniziativa austriaca, è stata presa in considerazione, a livello di alti funzionari, un cambio nella politica d’asilo Ue (lasciando così solo un riferimento a quella parte sulle richieste d”asilo solo fuori
dall’Unione che si trovava nella prima versione del documento). Inoltre, discussioni in questo rispetto hanno luogo anche nel quadro del processo di Vienna.
Tra le domande che si rivolgono ai ministri per la discussione: «quale sia il miglior modo per tradurre il mandato del Consiglio europeo in azione? E sulle piattaforme di sbarco, si chiede quale soluzione eviti un fattore richiamo. Inoltre al di là del mandato del Consiglio europeo, quali
altre opzioni possono essere perseguite per un ulteriore rafforzamento a protezione della frontiera esterna dell’Ue e per sviluppare un sistema per l’asilo resistente alle crisi, oltre il 2020?».

Tutti temi che dovranno essere affrontati e risolti per dare una buona volta una sterzata alla linea buonista e accogliente di molti Paesi della Ue, a spese dell’Italia e della Grecia.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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