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Brilla ancora l'export del marmo di Carrara

Carrara: muore operaio schiacciato da blocco di marmo in un deposito

Brilla ancora l'export del marmo di Carrara
Il marmo di Carrara

CARRARA (MASSA CARRARA) – Un operaio di circa 40 anni è morto stamani in un deposito di marmi a Marina di Carrara. Secondo le prime informazioni l’uomo sarebbe stato colpito da un blocco di marmo che era già stato scaricato e posizionato. L’operaio sarebbe un dipendente di una ditta di autogru. Sul posto i sanitari del 118, i carabinieri e i tecnici dell’Asl.

Si chiamava Luca Savio e aveva 37 anni, l’operaio morto stamani in un deposito di marmi a Marina di Carrara (Massa Carrara). Lascia la moglie e un figlio in tenera età. Carabinieri e tecnici dell’Asl stanno conducendo le indagini per ricostruire la dinamica della tragedia. L’area dove si è verificato l’incidente mortale è stata sequestrata. Sembra che l’uomo si trovasse vicino a un blocco già
posizionato sul terreno. Per cause da chiarire l’informe di marmo si è mosso e ha colpito l’operaio al torace. Inutili sono stati i soccorsi. Per quasi mezz’ora i soccorritori hanno cercato di rianimarlo ma inutilmente. Molte cave, in segno di lutto, hanno subito sospeso il lavoro.

AGGIORNAMENTO DELLE 16,30

L’operaio di 37 anni, Luca Savio, morto stamani, 11 luglio, a Marina di Carrara, aveva un contratto firmato il 6 luglio, ma aveva iniziato a lavorare il 9 luglio, e della durata di soli 6 giorni. «Un giovane lavoratore ha perso la vita per un contratto di lavoro di soli 6 giorni». E’ quanto sostiene la segreteria della Cgil di Massa Carrara dopo la morte dell’operaio in un deposito marmi, ricordando che solo due mesi fa c’era stato nella zona un altro infortunio mortale.

«Dalle prime notizie sembra che il giovane stesse lavorando intorno ad un blocco di marmo in un deposito vicino al porto che improvvisamente lo ha colpito mentre lo stava movimentando. Appresa la notizia, nelle cave è scattata la solidarietà di tutti i cavatori che hanno immediatamente abbandonato il lavoro – si legge in una nota della Cgil – e così hanno fatto tanti lavoratori del piano del settore lapideo. La tragedia di oggi è indice di fallimento di tutta la nostra comunità».

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