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Daisy Osakue: adesso non parla più di razzismo e tornerà ad allenarsi. Le indagini escludono (per ora) quella matrice

Foto Bruno CacciaTORINO – Non ci sarebbe odio razziale dietro l’aggressione ai danni di Daisy Osakue, l’atleta della nazionale italiana di origini nigeriane colpita all’occhio da un uovo lanciato da un’auto in corsa. E’ questa, al momento, la tesi della Procura di Torino, che sull’aggressione avvenuta domenica notte a Moncalieri ha aperto un fascicolo per lesioni a carico di ignoti. Il pm Patrizia Caputo, che coordina l’inchiesta, si è confrontata a lungo con la Procura generale e con i carabinieri del Comando provinciale di Torino e al momento non sono emersi elementi che facciano ipotizzare a un gesto razzista.

Le indagini per individuare gli aggressori proseguono. E la polemica politica non accenna a placarsi: da un lato (la sinistra) c’è chi fomenta in Italia un’emergenza razzismo, dall’altro (Salvini) chi la nega, parlando di strumentalizzazione. In questo clima rovente, per fortuna prima il cardinal Bassetti, presidente della Cei, e poi l’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, hanno lanciato un appello alla moderazione. Nosiglia ha detto ai torinesi: «tocca a tutti noi educarci al rispetto reciproco. Gli altri non sono diversi, sono il nostro prossimo. I torinesi vengono da una lunga tradizione di tolleranza e di solidarietà debbono reagire isolando quanti compiono tali gesti e promuovendo un clima di rispetto» e giustamente (finalmente qualcuno lo ha fatto) ha invitato i media a una corretta informazione. «Certi titoloni – sostiene – finiscono per amplificare il clima di insicurezza in cui sembra ci siamo immersi». Smorza i toni anche il vicepremier Luigi Di Maio, che ieri aveva tuonato contro la strumentalizzazione di certi episodi per colpire il governo. «Più si parla dei casi di aggressione a persone di colore, più si interroga la società su quanto siano imbecilli e criminali – dichiara – Spero che li mettano in galera il prima possibile».

Tornando ai fatti concreti, dagli accertamenti dei carabinieri emerge che nelle ultime settimane a Moncalieri i lanci di uova contro abitazioni e passanti sono stati almeno cinque, compreso il ferimento di Daisy. I militari dell’Arma cercano un Fiat Doblò, probabilmente lo stesso da cui sarebbero partite le uova che, nella notte tra il 14 e il 15 luglio sono finite contro il muro della casa di un pensionato e la sera del 25 luglio hanno colpito tre donne all’uscita da un ristorante.
«Chi ha subito o ha assistito ad aggressioni di questo genere, lo segnali», è l’invito degli inquirenti. Il sospetto è che si tratti di una banda che ha scelto il Comune alle porte di Torino per i suoi raid.
Daisy intanto si è presa un giorno di riposo prima di tornare ad allenarsi. Domani per la primatista italiana under23 di lancio col disco è previsto un controllo. Poi potrà partire per Berlino e per gli Europei di atletica. Siamo tutte con lei – dice la pallavolista di colore della Nazionale Paola
Egonu, lanciando un messaggio di solidarietà. Daisy adesso evita di parlare di razzismo, ma preferisce parlare «solo di una brutta coincidenza. Viviamo in questo mondo composto anche da brutte persone, per fortuna è solo una piccola parte. Bisogna guardare il lato positivo e fare sì che queste cose non ci buttino giù».

Nel frattempo il Pd ha organizzato a Roma – solo 300 persone vi hanno preso parte – a piazza San Silvestro un presidio per dire basta ad ogni intolleranza. Sul palco improvvisato si sono succeduti Emanuele Fiano, responsabile sicurezza del partito, i due capigruppo a Senato e Camera Andrea Marcucci e Graziano Delrio, il segretario Maurizio Martina e Habiba Manaa, una esponente dei Giovani Democratici i cui genitori sono di origine magrebina. Martina ha criticato la minimizzazione dei ripetuti episodi di razzismo da parte degli esponenti del governo ed ha invitato a non rassegnarsi a un declino civile del Paese. Manaa si è domandata: «Forse dopo Daisy la prossima sarò io?. Il ministro Salvini deve garantire la sicurezza a tutti – ha detto – e se dichiara guerra agli stranieri, che in Italia sono 5 milioni, fa esplodere una guerra interna».


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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