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Genova: il procuratore denuncia, i migranti che non lavorano delinquono

GENOVA – I richiedenti asilo che non vengono impiegati in attività utili ed educative cadono nella rete della criminalità e commettono reati. E’ l’allarme lanciato dal procuratore capo di Genova Francesco Cozzi. «Ci sono centri di accoglienza senza programmi, che lasciano a bighellonare
giovanissimi stranieri. Abbiamo notato che in questo caso i richiedenti asilo che fanno riferimento questi centri hanno propensione a spacciare». Ci sono invece «i centri buoni che coinvolgono i ragazzi, insegnando loro un mestiere, a essere utili per la società in cui vivono». La considerazione del procuratore capo (ha capito la situazione un po’ in ritardo, gli italiani lo sanno da tempo) nasce dall’operazione della squadra mobile di Genova «Labirinto 2», che ha portato all’arresto di 13 spacciatori, tra loro sei sono richiedenti asilo del Senegal e del Gambia. Il gruppo aveva creato una catena di montaggio dello spaccio: c’era il corriere, la vedetta, il depositario e il pusher. Centinaia di cessioni di crack, hashish, marijuana anche a minori. I pusher sono stati presi con la tecnica dell’arresto ritardato.
Le associazioni di volontariato che si occupano dell’accoglienza dei migranti condividono l’allarme del procuratore, ma allo stesso tempo sottolineano che i bandi e i progetti pubblici «non impongono l’organizzazione di attività e il fatto di essere o meno solo degli affittacamere dipende dalla volontà delle associazioni. Gli standard richiesti sono frutto di un’ottica emergenziale», dicono Migrantes e cooperativa il Cesto, mentre il Cesi punta sulla necessità di fare formazione
professionale.
Ma la Lega insorge alle parole di Cozzi. Il sottosegretario alle Infrastrutture e segretario del Carroccio in Liguria Edoardo Rixi tuona: «Quindi per evitare che i migranti si dedichino allo spaccio, bisognerebbe trovare loro un impiego? La pretesa che lo Stato sia l’ufficio di collocamento di tutti i migranti economici suona come uno schiaffo ai tanti cittadini italiani senza lavoro che tirano avanti onestamente. Io dico che nessuno è giustificato a delinquere, tanto più chi arriva nel
nostro Paese. Sbaglio?».

Gli fa eco il capogruppo della Lega in Consiglio regionale Franco Senarega: «Questo concetto di
accoglienza non ci appartiene. Nessuna giustificazione per chi non rispetta le regole». Anche il capogruppo leghista in Comune a Genova, Lorella Fontana si unisce al coro: «Trovo fuori luogo
la tesi per cui, non venendo impiegati dai centri di accoglienza, i richiedenti asilo si trovino legittimati a compiere attività illecite».
Il procuratore replica: «Non c’è giustificazione per chi delinque. E’ la scoperta dell’acqua calda dire che il miglior antidoto contro il crimine è il lavoro. E vale per stranieri e per italiani. E allora o cambiamo la normativa o chi sta nel nostro territorio deve essere impiegato in attività. Perché se
lo Stato deve mantenere queste persone, i richiedenti asilo non possono non fare nulla e delinquere pure». Ma se delinquono non è colpa dello Stato o della società, è dovere dalla magistratura colpirli e sanzionarli duramente, possibilmente mettendoli in grado di non nuocere, senza seguire il buonismo imperante.

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