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Pensioni d’oro: Di Maio non conosce il suo Ddl. E s’arrabbia con i giornalisti

Di Maio
Luigi Di Maio

ROMA – Come spesso gli succede, il capo del M5S e vicepresidente del consiglio, Luigi Di Maio, mostra di non conoscere il testo delle leggi che annuncia con toni roboanti e da perenne campagna elettorale. Gli è capitato così anche con il suo cavallo di battaglia: l’agognato (solo per lui) taglio delle cosiddette pensioni d’oro. Lui continua a dire, generi che subiranno tagli coloro che non hanno pagato contributi. Poi arriva a spiegare che il problema è chi ha avuto la pensione calcolata con il sistema retributivo (cioè quasi tutti i pensionati). La realtà dei fatti, come i giornali (compreso Firenze Post) si sono affrettati a spiegare è ben diversa: nel disegno di legge firmato Lega-M5S non si fa nessun riferimento ai sistemi retributivo e contributivo ma si dice che il taglio avverrà in base all’età e alla data di pensionamento. Attraverso una tabella che pare sia stata compilata dal professor Tito Boeri, presidente dell’Inps, con parametri tutti suoi, si dice, per esempio, chi è andato in pensione nel 2012, avrebbe dovuto avere almeno 66 anni per non incorrere nei tagli. Peccato che in quell’anno la legge prevedeva il pensionamento di molte categoria di lavoratori dipendenti a 65 anni. Penalizzate molto le donne, andate in pensione anche a 57-58 anni.

Repubblica (ma anche Il Giornale di Sallusti e altri quotidiani, compreso Firenze Post) hanno rivelato come stanno le cose: ossia che nel testo del disegno di legge retributivo e contributivo non ci sono e che invece viene cerchiata in rosso l’età di uscita. Morale? Saranno salvati dal taglio soprattutto i magistrati (che vanno in pensione a 70 anni) e i docenti universitari, anche loro in servizio ben oltre i limiti stabiliti per gli altri dipendenti. Di Maio si è scagliato contro Repubblica, accusandola di dire falsità. Non basta: ha chiesto ai suoi seguaci su Facebook di diffondere il suo messaggio, nel quale attacca Repubblica ma non fa riferimento al vero testo della legge, che viceversa riporta correttamente il testo che invece parla esplicitamente di tagli in base all’età e ai coefficienti boeriani. Di Maio, evidentemente, non ha gradito che i giornalisti abbiano svolto correttamente il loro compito, anticipando il testo della legge prima del tempo. E rompendo probabilmente le uova nel paniere di Di Maio. Arrabbiato anche per la considerazione che saranno penalizzate le donne. Morale? Sarebbe meglio che Di Maio si studiasse le leggi invece di pronunciare slogan pieni di niente, destinati a essere smentiti al momento di leggere le carte.

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