Genova: giustizia fai da te a Palazzo Chigi. Il governo rischia di fare altri danni
«Dio mio!», sono state le parole, con il cuore in gola, dell’automobilista di Genova che voleva filmare il temporale e, invece, si è ritrovato a riprendere il crollo del Ponte Morandi. «Dio mio!» è stata l’esclamazione di tutt’Italia e anche del cronista autore di queste righe, che pure, in cinquant’anni di giornalismo, ha visto terremoti, alluvioni, scontri a fuoco, omicidi efferati come quelli del Mostro di Firenze e tanto altro ancora. «Dio mio!», pronunciato con impressione e raccapriccio. Scontata l’esplosione di sgomento e di rabbia sui social, con prevedibili attacchi ad Autostrade per l’Italia. Tutto rientra nel drammatico copione. Non erano invece previste, e si dovevano evitare, espressioni del governo, e della politica. figlie di un clima da rissa perenne, assolutamente fuori luogo davanti alla sciagura. La prima: il pollaio politico fra Di Maio e corollario di Movimento Cinque Stelle e Matteo Renzi con tutto il Pd. Del tipo: hai preso soldi da Autostrade per la tua campagna elettorale. Replica stizzita: non li ho presi, siete sciacalli. E via insultando. In passato, negli anni della Prima Repubblica, delle bombe sui treni e degli attentati, il cordoglio era unanime e quasi nessuno si sporgeva dalla finestra per urlare contro l’avversario. Pretendere contegno è chiedere troppo? Che impressione dà al mondo una classe politica che si azzuffa e cerca di speculare su cadaveri che non sono ancora stati estratti dalle macerie?
DIRITTO – Seconda questione, la più importante e preoccupante: il governo – non solo con i soliti urlatori, Di Maio e Salvini – ma addirittura con il premier, il professor Giuseppe Conte, che ha insegnato finora diritto all’università, si è lanciato in accuse spericolate alla società Autostrade per l’Italia, promettendo multe e la revoca della concessione: a caldo, seduta stante, senza una riflessione accurata, e senza che la magistratura si sia pronunciata sulle responsabilità. La giustificazione? «Non possiamo aspettare i tempi della giustizia!». Il che fa rabbrividire, come ha giustamente rilevato anche Annapaola Laldi, esponente di Aduc, associazione che tutela i diritti dei consumatori, preoccupata per le ripercussioni, su tutti gli italiani, da un atteggiamento così aggressivo. Un atteggiamento che, oltre a portare disdoro all’Istituzione, può procurare danni. Anche economici e finanziari. E infatti le azioni in Borsa di Autostrade e collegate sono precipitate. Come le auto e i Tir sul ponte Morandi. Autostrade – dopo aver manifestato dolore e vicinanza alle famiglie, e dopo aver annunciato che le ambulanze viaggeranno gratis su tutta la rete – ha fatto notare il danno subìto in borsa, aggiungendo che nel contratto di concessione ci sono penali da pagare in caso di revoca.
DANNI – E’ evidente che Autostrade per l’Italia ha responsabilità, probabilmente molto gravi e più pesanti del calcestruzzo che si è sbriciolato provocando una catastrofe e una ferita incancellabile a tutta l’Italia, ma il governo non può farsi trascinare dall’onda emotiva e dalla voglia giustizialista. Il governo deve agire con senso di responsabilità, magari può farsi scappare il «Dio mio» salito alle labbra di tutti gli italiani e di tutto il mondo, ma poi ha il dovere di valutare la situazione senza scatti e prendere provvedimenti a ragion veduta, nel supremo interesse del Paese. L’esponente di Aduc ha acutamente osservato che un eventuale errore di valutazione del governo ricade su tutti. Un governo non può farsi trascinare dall’istinto e dalla rivalsa perché, come scrive la Laldi, è possibile che, dopo qualche tempo, esso debba risarcire il presunto colpevole, riconosciuto un domani non così responsabile come oggi appare. Ma con quali soldi un governo risarcisce chi è stato ingiustamente punito? Con i soldi dello Stato, cioè di tutti i cittadini, e quindi, agendo in modo avventato, questo governo può causare un grave danno a tutto il Paese. Molto più grave, probabilmente, del danno economico causato dal crollo del ponte Morandi. Ma c’è di più, cioè un pericolo ancora più imminente di dilapidazione di denaro pubblico, se si insiste a battere la via della disdetta della concessione a Autostrade. Perché, la concessione scade nel 2038 e quindi la società dovrebbe essere risarcita dei mancati introiti da qui ad allora.
RISARCIMENTI– Autostrade deve essere messa di fronte alle proprie responsabilità, ma soltanto dopo che sono state accertate le colpe e quando i periti hanno permesso alla magistratura di pronunciarsi. Il governo, prima di tutto, dovrebbe preoccuparsi che vengano adeguatamente risarcite le vittime e, soprattutto, che venga restituita a Genova e al suo dinamico porto una viabilità adeguata e sicura, capace di portare nuovo sviluppo e di aiutare, con il tempo, a rendere meno dolorosa una ferita che resterà indimenticabile. Da Autostrade si fa sapere che in cinque mesi si può ricostruire con tutte le garanzie di affidabilità. Il governo deve assicurarsi di questo. Poi potrà e dovrà venire il momento delle decisioni. che potranno essere anche gravi, ma mai avventate. Movimento 5 Stelle e Lega si sgolano a dire che il loro è il governo del cambiamento. Se si deve giudicare da quel che si è visto finora, un cambiamento c’è stato solo nell’improvvisazione e nelle marce indietro. Prendete il decreto Dignità, rivisto e corretto perchè stava per fare danni irreparabili, comunque non ancora scongiurati. Prendete il disegno di legge sulle pensioni, che il capogruppo leghista alla Camera ha confessato di aver firmato senza leggerlo. Costringendo il suo partito, la Lega, a chiedere di riscriverlo perchè sembra portare tutto (ingiustizie, ricorsi alla Corte Costituzionale, guerra fra pensionati e fra generazioni) fuorchè l’equità sbandierata a parole. Dilettanti allo sbaraglio? Le sparate dopo la catastrofe di Genova fanno venire un forte sospetto. Che speriamo non arrivi a farci esclamare: «Dio mio!» … in che mani siamo.