Ponte Genova: la Ue nega flessibilità per manutenzioni strutturali, l’aveva concessa già per gli 80 euro
BRUXELLES – Dopo il crollo del ponte Morandi a Genova, il governo per bocca del vicepremier Matteo Salvini e del ministro dell’Economia Giovanni Tria, ha confermato la volontà di mettere in campo fino a 50 miliardi di euro di investimenti sulla sicurezza delle infrastrutture anche a costo di sforare i vincoli di bilancio imposti dall’Ue. Una sorta di Piano Marshall a cui Bruxelles ha risposto a stretto giro, con il più gelido dei rifiuti. «L’Italia è uno dei principali beneficiari della flessibilità all’interno del patto di stabilità e crescita», sottolinea una nota della Commissione presieduta da Jean-Claude Juncker, spiegando di non voler entrare in «uno scambio politico di accuse». Peccato che la flessibilità sia stata usata in Italia da Renzi per distribuire gli 80 euro elettorali e non per la manutenzione delle infrastrutture.
«Secondo le regole fiscali concordate – spiegano dall’Ue – gli Stati membri sono liberi di stabilire priorità politiche specifiche, ad esempio lo sviluppo e la manutenzione delle infrastrutture e l’Unione europea ha incoraggiato gli investimenti in infrastrutture in Italia. Sono stati 2,5 miliardi i fondi stanziati dall’Ue nel periodo 2014-2020 per infrastrutture di rete, come strade o ferrovie, e lo scorso aprile Bruxelles ha approvato un piano di investimenti per le autostrade italiane che consentirà di portare avanti circa 8,5 miliardi di euro di investimenti, anche nella Liguria».