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Papa Francesco: accoglienza sì ma con giudizio, il messaggio agli Stati europei

Papa 2

Nel viaggio di ritorno dalla difficile spedizione in Irlanda, dove ha affrontato lo spinoso problema della pedofilia, Papa Francesco ha parlato anche di accoglienza e d’immigrazione. Facendo capire che, sia pure a distanza, insieme al Cardinal Bassetti, Presidente della Cei, ha pilotato e ispirato l’intervento che ha condotto a risolvere in gran parte (100 migranti accolti a Rocca di Papa) la questione degli africani ancora a bordo di Nave Diciotti a Catania. Per questo la Chiesa ha ricevuto i ringraziamenti e i complimenti perfino del ministro Salvini, mai tenero con le gerarchie ecclesiali in passato su questo tema.

Papa Francesco ha annunciato il luogo di accoglienza dei 100 migranti, ma ha raccomandato la virtù della prudenza anche nell’accoglienza. «Fate come la Svezia, che si è fermata perché non aveva più possibilità d’integrazione. La virtù del governante: prudenza sul numero e sulle possibilità di integrare. Il popolo che non può integrare è meglio che non riceva». Parole che hanno fatto strabuzzare gli occhi ai buonisti di casa nostra, ma che non sono le prime di questo tipo pronunciate da Papa Francesco.

La grande stampa, i mass media omologati fanno da grancassa soprattutto alle affermazioni del Papa quando giustamente invita a praticare misericordia e accoglienza, quando ricorda che Gesù predicava l’accoglienza dello straniero («ero straniero e non mi avete accolto», Vangelo secondo Matteo, cap. 25), ma tacciono accuratamente quando Bergoglio ricorda che anche l’accoglienza deve avere un limite e che sarebbe più opportuno limitarla quando l’integrazione non è più possibile, come sta avvenendo adesso in Italia.

Eppure Bergoglio ha ripetuto questi concetti molto più spesso di quanto non si creda. Andiamo a ritroso e, prima dell’esternazione ultima ne troviamo molte altre.

Già il 29 Luglio 2018 all’Angelus aveva fatto appello ai politici di tutto il mondo perché combattessero la tratta dei migranti, invitando ogni cittadino a denunciare le ingiustizie e contrastare con fermezza questo vergognoso crimine.

Ancora prima il 24 novembre 2017 Papa Francesco aveva confermato questa tesi: l’accoglienza dei migranti ha dei limiti oggettivi, concreti. Accogliere sì, ma con «prudenza, considerando le esigenze di tutti i membri dell’unica famiglia umana e il bene di ciascuno di essi». La quadratura del cerchio tra flussi di migranti e soglie di massima tolleranza sul numero dei richiedenti spetta ai governanti, alla loro lungimiranza e alla capacità di avere uno «sguardo contemplativo, capace di guidare il discernimento dei responsabili della cosa pubblica, così da spingere le politiche di accoglienza fino al massimo dei limiti consentiti dal bene comune rettamente inteso».

Nel settembre 2017 tv 2000, aveva trasmesso un intervento di Bergoglio, dello stesso tenore, sulla questione immigrazione.

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In tale occasione avevano destato stupore le parole di Papa Francesco pronunciate sul volo di ritorno dalla Colombia. Bergoglio sosteneva che l’accoglienza doveva essere finalizzata all’integrazione e quindi non illimitata.

Memorabile il discorso del 2014 nella sede del Parlamento Europeo, fra i temi caldi Bergoglio affrontò con grande forza anche quello delle migrazioni. Tirando le orecchie alla maggior parte dei Paesi europei, che avevano lasciato il peso dell’accoglienza soltanto alla Grecia e all’Italia: «è necessario affrontare insieme la questione migratoria. Non si può tollerare che il Mar Mediterraneo diventi un grande cimitero! L’assenza di un sostegno reciproco all’interno dell’Unione Europea rischia di incentivare soluzioni particolaristiche al problema. Accoglienza sì, ma controllata, capace di salvaguardare la dignità di chi viene accolto e al contempo tutelare la popolazione che pratica l’accoglienza. Occorre mettere in atto legislazioni adeguate che sappiano allo stesso tempo tutelare i diritti dei cittadini europei e garantire l’accoglienza dei migranti». Un colpo al fegato di quasi tutti gli Stati europei, ma il Papa non si fermò qui, aggiungendo che «Le popolazioni vanno anzitutto aiutate a casa loro. Certo non si può lasciare annegare in mare chi sta naufragando e nemmeno si può risolvere la drammatica vicenda di chi è in fuga semplicemente chiudendo le frontiere. Si tratta invece di agire soprattutto sulle cause».

Ecco, credo che i burocrati e i politici che, strapagati, popolano, quasi inutilmente, gli eleganti uffici di Bruxelles (dove anch’io, lo confesso, sono stato per 4 anni, fuggendo in tempo) dovrebbero riflettere con attenzione su queste significative e importanti parole di papa Francesco, dirette proprio a loro, e ispirare a queste le loro politiche.

Sarebbe il sistema corretto per affrontare e, nel tempo, cominciare a risolvere questo grave problema che rischia di sfasciare l’Europa. Sono concetti che anche Renzi e Salvini, pur lontani politicamente fra loro, hanno ripetuto. Si tratta non di questione politica, ma di semplice buon senso.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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