Scuola: no all’estensione delle Gae per regolarizzare i precari. Dichiarazioni deputate M5S
ROMA – «L’estensione della Gae? Una norma che avrebbe creato nuova precarietà nella scuola. Concentriamoci
piuttosto sull’esaurire le graduatorie esistenti, come ha giustamente detto il ministro dell’Istruzione, e sul bandire
nuovi concorsi». Così le deputate M5S Alessandra Carbonaro e Lucia Azzolina, rispettivamente capogruppo e componente della commissione Cultura alla Camera dei deputati motivano la decisione di bocciare l’emendamento al Milleproroghe passato, a causa di un errore tecnico, in prima lettura al Senato, e che prevedeva la creazione di una nuova maxi-graduatoria di insegnanti precari.
«L’emendamento su cui interveniamo alla Camera sarebbe andato ad accrescere le fila dei docenti precari, inserendoli in lista d”attesa per una collocazione incerta nel se e soprattutto nel quando. La creazione di una nuova maxi-graduatoria non è né nel programma di governo del Movimento 5 Stelle né nel Contratto di governo. Autorizzare la riapertura della Gae, in presenza peraltro di altre graduatorie non a caso definite storiche non significa
salvare i precari ma procrastinare la precarietà di decine di migliaia di docenti. La soluzione è chiara e già tracciata: concorsi biennali a copertura dei posti effettivamente scoperti, nelle parti del Paese in cui servono nuovi docenti e coprendo le materie e specializzazioni di cui il sistema nazionale dell’istruzione ha più bisogno. Questo è l’unico modo per mettere fine alla precarietà, garantendo allo stesso tempo un posto di lavoro certo per i docenti e le professionalità necessarie per il mondo della scuola. Come già dimostrato con il decreto Dignità, il Governo del
cambiamento e la maggioranza che lo sostiene stanno investendo tutte le proprie energie per dare sicurezza e stabilità ai lavoratori e agli insegnanti in particolare. Nel mondo della scuola questo vuol dire assumere i precari storici già in graduatoria e bandire in tempi congrui concorsi che tengano presenti anche le esigenze del sistema scolastico. Chi afferma il contrario probabilmente è interessato a mantenere in una situazione di attesa e precarietà decine di migliaia di persone» concludono.