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Draghi: le parole del governo italiano fanno danni

Mario Draghi

BRUXELLES – La Bce e l’Ue lanciano un avvertimento al governo, con Mario Draghi che invita l’Italia a non contare sulla Bce per «finanziare il deficit» e dice di aspettare la manovra dopo tante dichiarazioni che «hanno fatto alcuni danni». Abbiamo già reso conto delle dichiarazioni di Moscovici sui piccoli Mussolini.

Tutto verte attorno al tentativo del governo di ottenere margini di deficit, cui Bruxelles e Francoforte rispondono con qualche apertura ma anche ergendo un muro di contenimento. Ma il fatto che sullo sfondo ci sia il voto alle europee da un lato contribuisce ad alzare i toni, dall’altro racconta che in Europa si sta delineando una strategia: impedire che l’Italia, sul tema dei migranti e delle regole di bilancio, possa ergersi a campione dell’ondata ‘populistà che vuole spazzare via l’establishment, arrivando al voto di maggio forte di ampie concessioni dopo aver forzato la mano. Una ‘linea rossà come quella emersa dal voto, all’Europarlamento, sulle sanzioni al governo ungherese di Viktor Orbàn.

Draghi richiama il governo alla parola data, «il primo ministro italiano, il ministro dell’Economia e il ministro degli Esteri hanno detto che l’Italia rispetterà le regole». Draghi poi dice di aspettare i fatti, la bozza della manovra e la successiva discussione parlamentare, dopo parole e dichiarazioni «che hanno fatto molti danni». Infine dal presidente della Bce arriva l’affondo: il governo italiano non conti su misure ‘ad hoc’ per i singoli Paesi. Il Qe, che peraltro è al tramonto, è servito per combattere la deflazione, «il mandato della Bce non è assicurare che i deficit dei governi siano finanziati in qualsiasi condizione». Il ragionamento del presidente della Bce ha poi un inciso tutt’altro che secondario: «a proposito – dice Draghi – tutto questo (il balzo dello spread italiano, ndr) non si è riverberato granché negli altri paesi. Rimane, almeno finora, un episodio italiano». Se l’Ue fissa la sua linea rossa, dal governo emerge la voglia di cavalcare lo scontro in vista delle europee: «Queste sono persone scollegate dalla realtà: hanno di fronte uno dei governi con il più alto consenso in Europa che viene trattato così dai commissari europei di una Commissione che probabilmente tra sei-otto mesi non ci saranno più perché i cittadini alle prossime elezioni manderanno a casa una buona parte dell’establishment europeo».


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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