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Riduzione di tasse e semplificazione delle aliquote. I progetti di Tria e della Lega

Giovanni Tria ne aveva parlato qualche giorno fa. «Siamo allo stadio avanzato di un piano che semplifichi l’imposta sul reddito personale, riducendo la pressione sulla classe media, con un impatto gestibile sul budget», erano state le parole del ministro dell’Economia al Bloomberg European Capital Markets Forum. Il dipartimento delle finanze avrebbe predisposto una serie di simulazioni che modificano le aliquote Irpef. La più gettonata sarebbe quella che porta da cinque a quattro le aliquote. Un progetto che, secondo diverse fonti, prevede una riduzione del primo scaglione, quello fino a 15 mila euro oggi tassato al 23%, e un accorpamento dei due scaglioni intermedi, quello del 27% tra i 15 e i 28 mila euro di reddito, e quello del 38% tra i 28 mila e i 55 mila euro di reddito. I due scaglioni che racchiudono al loro interno proprio quella classe media per la quale Tria auspicherebbe gli sgravi. Dove verrebbe posta l’asticella non è ancora chiaro. Sembrerebbe in un punto intermedio.

Questo progetto avrebbe come presupposto anche il riassorbimento degli 80 euro del bonus Renzi, che verrebbe trasformato da un credito di imposta, dunque una voce che aumenta la spesa pubblica, in una detrazione, che invce riduce la pressione fiscale. Il vincolo di questa trasformazione è fare in modo che però nessuno sia penalizzato dal nuovo meccanismo. Problema risorse, i 9,5 miliardi della trasformazione del bonus in detrazione potrebbero non essere sufficienti a garantire l’obiettivo. Ogni punto di riduzione della prima aliquota Irpef, quella del 23%, costa 4 miliardi di euro. Ogni punto di riduzione dell’aliquota al 38% costa circa 1 miliardo di euro.

La Lega comunque ha ormai chiaro il suo cronoprogramma. Per il 2019 si partirà soltanto con la flat tax al 15% per le partite Iva e i professionisti che fatturano fino a 65 mila euro. Una misura che necessita per il primo anno di coperture limitate e alla quale sarà affiancata la riduzione dell’Ires al 15% per le imprese che reinvestono gli utili.

Dal 2020 si passerà alle misure sull’Irpef rispettando il contratto di governo firmato con i pentastellati. Le aliquote dovranno essere due: il 15% per chi guadagna fino a 100 mila euro, il 20% oltre. Lo stesso Salvini, nei giorni scorsi, aveva bocciato l’ipotesi di ridurre il solo primo scaglione dell’Irpef dal 23% al 22%, perché avrebbe portato ad un risparmio medio di imposta per i contribuenti di 150 euro l’anno, poco più di 12 euro al mese. Un’elemosina che, comunque, sarebbe costata 4 miliardi di euro alle casse dello Stato. Il leader leghista dunque dovrà discutere con Tria per trovare la quadra, ma l’intenzione di entrambi è quella di diminuire il peso delle tasse a quei contribuenti tartassati da Monti, Letta, Renzi e Gentiloni, senza gravare troppo sul debito pubblico e sulla casse dello Stato.

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