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Manovra: governo gialloverde attaccato dai mercati e dalla Ue. Sembra di esser tornati al 2011

Commissione Ue

BRUXELLES – Sembra di esser tornati a fine 2011 quando gli ambienti finanziari internazionali, la Ue e l’intervento di Re Giorgio costrinsero alla resa il governo di centrodestra per installare un governo nominalmente tecnico, ma in realtà di sinistra, guidato dall’ineffabile duo Monti-Fornero, che. non per nulla, sono tornati a pontificare nei talk show. Si vuole a tutti i costi che la sinistra torni al governo, in spregio della volontà el popolo italiano. Ma questa volta sarà più difficile piegare il governo gialloverde, e per fortuna Mattarella per ora sembra non voler fare il «Napolitano».

L’aggiornamento del Def con la revisione al rialzo del deficit a 2,4% non lascia più dubbi in Europa sulla direzione presa dall’Italia: non solo sono saltati tutti i patti sui conti pubblici fatti negli anni scorsi con il Governo precedente, ma si sono dissolte nel nulla anche le promesse del ministro Tria degli ultimi mesi. Il più diretto è il vicepresidente Valdis Dombrovskis secondo il quale l’Italia, a una prima vista, non rispetta le regole: «Quello che emerge finora dalla discussione in Italia non sembra in linea col Patto di stabilità. È importante che l”Italia si attenga a politiche
di bilancio responsabili per tenere i tassi bassi». Bruxelles ha ricevuto il guanto di sfida, ma comunque non intende aprire lo scontro: «Non abbiamo interesse a una crisi tra la Commissione e l’Italia», aveva detto il commissario agli affari economici Pierre Moscovici, pur criticando la decisione del Governo.
Ora che ha di fronte un Paese che verosimilmente peggiorerà il suo deficit strutturale, a differenza della Francia che pure alza il deficit nominale ma migliora il saldo al netto del ciclo e delle una tantum, Bruxelles ha di fronte diverse risposte.
Escludendo la prima, cioè che i numeri vengano accettati senza rilievi, restano la seconda, cioè aprire un dialogo con Roma per chiedere modifiche specifiche anche in corso d’anno, oppure la terza, cioè rigettarla in toto e chiederne una nuova. «E’ una possibilità che esiste nei nostri testi, e che non si è mai verificata finora», ha precisato Moscovici lasciando però aperte tutte le opzioni. Inclusa quella delle sanzioni, che scatterebbero se il Governo italiano non cedesse.
«Pacta sunt servanda, le regole vanno rispettate, e queste regole non sono stupide: se il debito sale creiamo una
situazione instabile». Sulla base di questo concetto il vicepresidente della Commissione Ue Valdis Dombrovskis lunedì all’Ecofin in Lussemburgo proverà a convincere Tria del pericolo che corre il Paese lasciando galoppare il suo deficit. Ma tria ne è perfettamente convinto, solo che è stato scavalcato dai due vicepresidenti ed è stato perciò sul’orlo delle dimissioni, evotate, pare, dall’intervento di Mattarella.
Il problema non è solo il giudizio della Commissione Ue, ma anche quello dei partner dell’Eurogruppo che devono validare le decisioni di Bruxelles. E l’Olanda già parla chiaro, con il premier Mark Rutte che si dice molto preoccupato dal bilancio italiano.
Sul fronte politico il presidente del Parlamento Ue Antonio Tajani la definisce una manovra contro il popolo, e
il presidente dei socialisti e democratici Udo Bullmann giudica il Governo irresponsabile, ma favore del governo gialloverdesi schierano esponenti della sinistra radicale (Gue), di cui fa parte il Movimento 5 stelle, e dei conservatori (Efdd).


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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