Calenzano: Il Cardinal Betori dice messa nella parrocchia di don Glaentzer, il sacerdote arrestato
FIRENZE – «Profondo turbamento per la gravità degli atti delittuosi che sono stati compiuti da chi aveva il compito di custodire il gregge e non di ferirlo e disorientarlo. Riconoscere ciò che è accaduto, e le responsabilità che ne derivano, spetta a chi amministra la giustizia nella comunità civile e in quella ecclesiale. Ma i fatti confessati da chi li ha commessi, sono tali da richiedere da subito una parola che ne denunci la gravità e solleciti un cammino di ravvedimento». Così l’arcivescovo di Firenze, cardinale Giuseppe Betori, celebrando oggi la messa nella chiesa
di San Rufignano a Sommaia, la parrocchia di Calenzano colpita dalla vicenda di don Paolo Glaentzer arrestato lo scorso luglio per abusi su una minore.
«Non fare ostacolo alla fede include il non attentare al rispetto della persona umana, soprattutto se in condizione di
fragilità – ha sottolineato Betori durante l’omelia -. Ciò che Gesù chiede è che la comunità di chi crede in lui non abbia alcuna connivenza con chi con il suo comportamento lede la persona e il suo legame con il Creatore. Perché ciò che particolarmente addolora negli abusi commessi da uomini di Chiesa è che, oltre la manipolazione della persona fragile, così come in ogni altro caso di abuso, si verifica in questi casi una manipolazione della stessa fede e una ferita alla fede della vittima e di quanti, cioè la comunità, restano turbati nella loro fede. Tutto questo dobbiamo riparare, e lo dobbiamo fare, come chiede il Papa – ha detto ancora -, rafforzando la prevenzione, rafforzando i vincoli comunitari, provocando conversione e riparazione. La diocesi – ha concluso Betori -, lo ha già chiarito, è impegnata a camminare sulla strada della prevenzione, dell’accompagnamento dei sacerdoti durante il ministero, della sensibilizzazione e vigilanza sul tema».