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Def: Ufficio parlamentare di bilancio non lo convalida. I vicepremier, tiriamo avanti

Pisauro
Il presidente dellUpb Giuseppe Pisauro

ROMA – L’Ufficio parlamentare di bilancio non valida le previsioni macroeconomiche 2019 contenute nel quadro programmatico della Nota al Def, giudicando che «i significativi e diffusi disallineamenti relativi alle principali variabili del quadro programmatico rispetto alle stime elaborate dal panel dei previsori rendono eccessivamente ottimistica la previsione di crescita sia del Pil reale (1,5%) sia di quello nominale (3,1%), variabile quest’ultima cruciale per la dinamica degli aggregati di finanza pubblica». Lo ha sottolineato il presidente, Giuseppe Pisauro, parlando anche di «una deviazione significativa della regola sul saldo strutturale a cui si aggiunge una deviazione significativa anche per la regola della spesa. Nel caso lo sforzo di bilancio 2019 venisse confermato nel Documento di bilancio e se tale sforzo fosse giudicato dalla Commissione Ue al di sotto di quanto raccomandato dal Consiglio a luglio essa potrebbe considerare come particolarmente grave il mancato rispetto delle regole del Patto».

Immediata la reazione dei due vicepremier. «Ascoltiamo tutti ma gli italiani ci chiedono di tirare dritto». Così risponde Matteo Salvini in una dichiarazione a piazza Colonna. «Cambiare l’impostazione della manovra sarebbe tradire i cittadini», afferma il leader M5s Luigi Di Maio.

La validazione dei conti pubblici da parte dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio è uno dei meccanismi di ‘contrappeso, sotto forma di trasparenza tecnica, introdotto nell’iter della formazione dei conti pubblici italiani, anche sulla spinta di normative europee. Lo scopo è quello di far eseguire dall’Upb, che di fatto è un’authority dei conti pubblici, una valutazione indipendente per limitare la tentazione, che sempre esiste, di un eccessivo ottimismo nelle previsioni macroeconomiche che i governi indicano nel Def e nella relativa nota di aggiornamento.

GOVERNO RENZI – C’è un precedente di mancata validazione (e conseguente correzione) nel 2016 con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Il processo è regolamentato da un protocollo concordato con il ministero dell’Economia ed ha anche un impatto sulle procedure parlamentari. L’iter è questo: prima della messa a punto del Def il governo comunica il quadro tendenziale – cioè l’andamento dei conti pubblici e delle stime macro, prima
dell’adozione della manovra. Poi, dopo il varo, vengono consegnate all’Upb anche le previsioni programmatiche che
tengono conto dell’impatto delle misure che saranno adottate.
Un’eventuale bocciatura – cioè una validazione negativa che viene pubblicata sul sito Upb con i rilievi che vengono fatti – comporta per il governo la necessità di una modifica per il quadro tendenziale. Nel caso di bocciatura delle stime programmatiche, invece, un terzo dei parlamentari delle commissioni bilancio possono riconvocare in audizione il ministro dell’Economia, che può modificare le stime o motivare la decisione di non fare variazioni.
L’Upb esiste dal 2014 e nel passato non ha validato il quadro macro predisposto dal governo Renzi nel 2016 lamentando previsioni di crescita troppo ottimistiche e quindi l’indicazione di un deficit inferiore a quello prevedibile. Padoan tornò in parlamento e, pur mantenendo la previsione di crescita, alla fine aumentò le stime del deficit ottenendo la validazione.


Padoin0

Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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