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Boeri: uno statale con quota 100 avrebbe un taglio del 21% sulla pensione. Torna il contributo di solidarietà

Boeri4ROMA – Il Presidente dell’Inps, Tito Boeri, nel corso della sua infinita audizione alla Commissione Lavoro della camera, continua nell’azione di contrasto politico alle proposte del governo gialloverde in materia di pensioni. E adesso tira fuori un calcolo tutto suo sugli svantaggi del nuovo sistema della quota 100 per i dipendenti statali e boccia il taglio delle pensioni d’oro, lui che ha per cinque anni promosso una battaglia senza quartiere contro gli assegni alti.

Un lavoratore che decidesse di andare in pensione con quota 100 a 62 anni e 38 di contributi, in anticipo di cinque anni rispetto all’età di vecchiaia, potrebbe dover rinunciare a circa il 21% rispetto all’assegno che avrebbe preso a 67 anni. Questo il calcolo che emerge dalle dichiarazioni del bocconiano presidente, che è tornato alla Camera per proseguire l’audizione sulle pensioni d’oro rilanciando l’allarme, già dato la settimana scorsa, sui maggiori costi che gli interventi del Governo potrebbero causare al sistema previdenziale: 140 miliardi solo nei primi dieci anni.

Il presidente dell’Inps a proposito dell’assegno potenziale che si potrebbe percepire con quota 100 ha fatto l’esempio di una retribuzione media di un dipendente pubblico di 40.000 euro lordi l’anno e una pensione attesa di 30.000 euro in uscita nel 2019. «Se il calcolo è interamente retributivo fino al 2011 e poi contributivo» – dice – uscendo cinque anni prima si rinuncia a circa 500 euro al mese (lordi) che si sarebbero presi uscendo a 67 anni. In pratica a 67 anni si prenderebbe una pensione da 36.500 euro ma avendo versato contributi per altri cinque anni. Se invece si va in pensione prima non si versano contributi e si prendono 150.000 (30.000 per cinque anni) euro di assegni in più. Quindi si prendono nei primi cinque anni importi pari a circa 23 anni di decurtazione potenziale dell’assegno.

Il Movimento cinque stelle con il deputato Davide Tripiedi si è scagliato contro il presidente Inps dicendo che «fa politica» e che è «una vergogna» che si sia presentato con calcoli su temi diversi rispetto a quelli sui quali è stato audito. Boeri ha confermato le sue preoccupazioni sull’ipotesi di condono previdenziale dicendo che è «devastante per i conti» e ha ribadito i suoi dubbi sulla proposta di legge per il taglio delle pensioni alte sottolineando i dubbi sulla costituzionalità e sulla possibilità che si ottengano un miliardo di risparmi in tre anni. Intanto sembra tramontare l’ipotesi del ricalcolo sui redditi da pensione superiori a 4.500 euro netti al mese (circa 90.000 euro lordi l’anno) per il forte rischio di incostituzionalità mentre si fa strada l’ipotesi di un contributo di solidarietà sulle pensioni alte abbassando però di molto l’asticella. Per ottenere 300 milioni l’anno – ha spiegato lo stesso Boeri – si potrebbe recuperare l’intervento del Governo Letta con il taglio del 50% del recupero dell’inflazione per gli assegni superiori a cinque volte il minimo (2.500 euro lordi circa).

Dopo le vicende della denuncia di Di Maio in merito al decreto fiscale, sembra che il M5S sia intenzionato a dare ascolto alla Lega e a Boeri, per evitare altre figuracce, ovvero la censura del provvedimento palesemente incostituzionale. Infatti si pensa piuttosto a ripiegare su un contributo di solidarietà per permettere il taglio delle pensioni d’oro. E’ questa una delle ipotesi sul tavolo, che sta prendendo quota anche tra i Cinquestelle. La seconda ipotesi è fermare la rivalutazione all’inflazione. Lo spiegano fonti di Lega e M5s. Una decisione sulla norma, da inserire in manovra, non sarebbe stata ancora presa. Ma sembra tramontare l’ipotesi originaria, di un ricalcolo con metodo contributivo degli assegni oltre i 4.500 euro mensili: troppo alto il rischio di ricorsi e di incostituzionalità.

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