Manovra: governo, di fronte a bocciatura Ue, sta preparando il piano B
ROMA- La ruota di scorta, il piano B, lo scenario negato con decisione fino alla scorsa settimana, ora c’è. Il governo mette in conto la possibilità che l’economia non vada come stimato, ammette persino l’ipotesi di dover cambiare i
saldi della manovra entro la fine dell’anno. Come, è ancora da definire: si studia come dare corpo alle verifiche trimestrali proposte da Paolo Savona. Ma i falchi confidano che non si renda necessario: si può reggere – è la tesi – una bocciatura dell’Ue, da scontare nella prossima manovra, quando si avrà di fronte una Commissione tutta nuova (e forse più amica). I prudenti, che annoverano figure di rilievo in M5s e Lega, ribattono però che il vero problema sono i mercati, un possibile declassamento di Standard & Poor’s, le ripercussioni sulle banche: un piano B deve esserci ed è l’ora di dichiararlo.
Non solo. Prende piede nel governo, soprattutto tra le file della Lega, l’idea di strutturare la manovra in modo da non
impiegare tutti i margini del 2,4%. In questo quadro si inserisce la ruota di scorta dei ministri Paolo Savona e
Giovanni Tria, sposata dalla Lega e dal premier Giuseppe Conte, ma che registra maggiore freddezza nel M5s, nel timore che venga messo a rischio l’avvio immediato del reddito di cittadinanza.
Si tratta di una verifica trimestrale dell’impatto delle misure della manovra sui conti pubblici, da affidare alla Ragioneria e al Mef, con anche una proiezione sui tre mesi successivi. Se la crescita non sarà quella attesa e addirittura sforerà il tetto massimo del 2,4% nel rapporto tra deficit e Pil, si correrà ai ripari. Con tagli di spesa, dice Conte. Con una rimodulazione delle misure previste, afferma Salvini.
La linea della prudenza ha preso corpo nel weekend. Anche il capo dello Stato, quando Conte lo ha chiamato per prendere le distanze dagli attacchi di Beppe Grillo, si sarebbe raccomandato di non mettere in scena un muro contro muro con Bruxelles. E in effetti una serie di dichiarazioni ha negato l’uscita dall”Euro (la sola ipotesi avrebbe fatto perdere 100 punti di spread). I gialloverdi non arrivano a cambiare la manovra, anche per una ragione politica: non si può cedere all’Ue e ammettere subito di aver sbagliato. Anzi, nella composizione del puzzle della manovra (il testo è in fase di scrittura) non si vorrebbe rinunciare a nessun pezzo. Ma, come avrebbe anticipato Conte al presidente della Repubblica domenica sera, nella lettera a Bruxelles scritta con Tria emerge la disponibilità a correre ai
ripari se le misure non porteranno la crescita prevista.
Quale sarà in concreto la ruota di scorta, è ancora in via di definizione. Ma se Salvini, pur dicendosi convinto che non servirà, ammette il piano B, Di Maio continua a negarlo. La ragione? I timori di quella che un parlamentare M5s definisce la trappola: un rinvio del reddito di cittadinanza. Perché già stare nei limiti del 2,4% di deficit – spiegano fonti parlamentari – non sarà così facile e richiederà un lavoro certosino sulle coperture (Abbiamo fatto il condono perché ci servivano 5 miliardi, dice Savona). Pensare, come ipotizzato nei giorni scorsi da Giancarlo
Giorgetti e ora da Conte, di stare sotto quel limite, o comunque di correre ai ripari dopo verifica trimestrale, potrebbe voler dire rinviare o ridimensionare le misure più costose e a più forte impatto. Il reddito di cittadinanza, appunto. Mentre quota 100, secondo la Lega, avrebbe costi minori.
Nello scenario meno drammatico si potrebbe intervenire nel secondo semestre 2019, dopo le elezioni europee. Ma se nelle prossime settimane arriverà la temuta tempesta sui mercati, secondo il partito della prudenza si dovrà intervenire.