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Sicurezza Toscana: Libro Bianco della regione presentato dall’assessore Bugli

FIRENZE – Regione Toscana – insieme ad Anci Toscana, l”associazione dei Comuni – presentano il libro bianco (www.sicurezza-toscana.it) e linee condivise per le politiche di sicurezza: azioni suggerite ai Comuni e impegni che la Regione si assume. Progetti pilota da esportare. Politiche trasversali, anzitutto.
Tre direttrici – controllo del territorio, riqualificazione urbana, presidio sociale, culturale e commerciale – e quattro principi a cui ispirarsi, frutto di un confronto e di un’elaborazione a più mani che ha avuto il suo momento partecipativo lo scorso aprile, quando in oltre duecento si sono ritrovati e ne hanno discusso a Palazzo Strozzi
Sacrati.
«Amministratori locali e regionali, prefetti, rappresentanti delle forze dell’ordine ma anche cittadini e associazioni di cittadini – racconta l”assessore alla sicurezza della Toscana, Vittorio Bugli -, ognuno con il proprio ruolo. E poi ancora categorie economiche e ordini professionali, esperti dell’Irpet, del Sant’Anna, del Cnr e dell’Università di Firenze». Gomito a gomito, mischiati e seduti ad otto tavoli ciascuno guidato da un facilitatore. pronti a confrontarsi
su come rendere città e paesi più sicuri o semplicemente farli percepire a chi li abita e frequenta tali.

Si insiste sulla parola cura non a caso, che diventa il fil rouge: anche nel gioco di parole – Toscana SiCura, nel senso di una Toscana che si cura – scelto per il titolo dell’evento. Slogan ad effetto ma discutibili.

La sicurezza urbana certo è anche ordine pubblico: cento i poliziotti che mancherebbero solo a Firenze, ventimila in tutta Italia. Al di là di tanti slogan ancora aspettiamo quegli agenti e quei carabinieri promessi chiosa l’assessore Bugli. La sicurezza non è neppure solo controllo del territorio, magari svolto attraverso telecamere intelligenti e interconnesse – 172 progetti per 228 comuni (l”83%) che la Regione dal 2016 al 2018 ha finanziato per oltre tre milioni e 311 mila euro, pensando alla loro integrabilità – oppure vigili dedicati a presidiare quartieri delicati, come sempre la Regione è disposta a pagare per tre anni, tre milioni di spesa all”incirca ogni anno, ad una dozzina di
amministrazioni comunali per assumere tra i settanta e gli ottanta agenti.

L’insicurezza comunque avvertita dalla popolazione cozza a volte con i numeri, perché, come racconta il Censis e ripete anche l’assessore, nel 2017 i reati in Italia sono diminuiti del 10 per cento, gli omicidi in dieci anni si sono dimezzati. Eppure un italiano su tre si sente insicuro dove vive. Per uno su cinque la criminalità è un problema che viene subito dopo il lavoro, l’evasione fiscale e l’eccessivo prelievo fiscale.

Proprio perché la sicurezza è uno spartito complesso, la Regione ha sperimentato e percorso anche strade nuove. Si è occupata di riqualificazione urbana. L’organizzazione degli spazi pubblici di una città influisce infatti sul livello di sicurezza e una buona o cattiva progettazione può renderla più sicura o più pericolosa, può prevenire o favorire il
crimine. E’ la teoria della cosiddetta prevenzione situazionale. Otto sono stati i progetti, in altrettanti Comuni, finanziati con quasi 44 milioni per migliorare la mobilità e dar vita a spazi in grado di accogliere servizi sociali, culturali e ricreativi, all”interno di quartieri che non avessero una sola funzione.

Stiamo anche lavorando – accenna Bugli – ad una proposta di legge su sicurezza e polizia locale. Lì diremo che la Regione si occupa di sicurezza rinforzando e formando la polizia locale e riqualificando i quartieri, in più modi. Prevenendo, insomma. E nella prevenzione c’è anche la conoscenza de fenomeni. L’assessore ricorda il rapporto sulla
criminalità organizzata affidato alla Normale di Pisa. Ad oggi la Regione ha finanziato con un milione di euro i progetti pilota in materia di sicurezza. Alcuni son partiti da tempo, altri sono all’inizio. C’è Firenze con un intervento dedicato allo sballo della movida notturna, ci sono le saranicesche alzate e la riqualificazione urbana con la creazione di spazi comuni a Prato, c’è Lucca dove si è prestata attenzione anche alla sicurezza partecipata, con il coinvolgimento dei cittadini nel presidio del territorio, anche attraverso social media e gruppi whatsapp.

Molte iniziative, molte indagini sociologiche, molte proposte partecipative, molti quattrini pubblici spesi in indagini e progetti locali. ma la sicurezza che chiedono i cittadini non è quella affidata ai teorici della sociologia e delle sicurezza partecipata, che abbondano nelle Università e che ci inondano (a pagamento) di teorie belle ma poco efficaci. I cittadini chiedono maggiore presenza dei tutori dell’ordine e sarebbe meglio dedicare a queste finalità molti quattrini spesi per l’elaborazione di teorie sociologiche che lasciano il tempo che trovano. Di inutili libri bianchi sono pieni gli scaffali delle pubbliche amministrazioni statali e locali.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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