Angela Merkel non si ricandida alla cancelleria. Dopo il ko della Cdu
BERLINO – Clamoroso in Germania: Angela Merkel ha annunciato l’uscita dal Bundestag dopo la fine della legislatura in corso. La sconfitta della Cdu non è stata senza conseguenze. Lo scrive la Dpa, citando fonti vicine al partito. In questo modo sarebbe escluso un nuovo cancellierato. Non basta: la Merkel ha escluso di assumere in futuro ruoli in Europa. L’ex capogruppo dell’Unione, Friedrich Merz, sarebbe pronto a candidarsi alla presidenza della Cdu al prossimo congresso. Significa la fine di un’epoca, con cambiamenti che potranno essere anche molto incisivi. Colei che imponeva ai governanti degli altri stati di «fare i compiti» in tema di scelte economico-finanziarie, molla la presa. Ma attenzione: l’uscita di scena della Cancelliera, alla fine del mandato, non vuol dire, come s’illude il governo italiano a tinte gialloverdi, che si potranno tranquillamente sforare deficit e aumentare debiti. I mercati hanno le loro logiche e i loro tornaconti. La rigida Angela dice basta, ma non è detto che dopo di lei arrivino tedeschi meno pignoli e puntuti.
La coalizione uscente Cdu -Verdi avrebbe la possibilità di continuare a governare nell’Assia tedesca, sia pur con una maggioranza limitatissima, affidata a un solo seggio. Il presidente del Land uscente, Volker Bouffier, della Cdu, ha affermato che una coalizione del genere sarebbe certamente una “sfida”, ma anche “un mezzo per disciplinare” i partiti dell’esecutivo. L’Fdp si era già fatto avanti, dicendosi disponibile per una cosiddetta Giamaica, (Cdu-Verdi-Fdp). Oggi però Christian Lindner ha sottolineato che sul piano dei numeri sarebbe possibile anche una costellazione “semaforo”, rosso-giallo-verde, che prescinda dalla Cdu.
Le urne dell’Assia consegnano l’ennesimo schiaffo ad Angela Merkel, come ampiamente previsto dai sondaggi: la Cdu perde oltre dieci punti, tocca il risultato peggiore dal 1966 e vede trionfare gli alleati Verdi. Eppure i primi dati non configurano un terremoto politico e i cristiano-democratici si sforzano subito di contenere i temuti contraccolpi sul governo a Berlino. Che si misureranno comunque a partire da domani. L’uscente Volker Bouffier, fedelissimo della cancelliera, continuerà a governare la regione di Francoforte e nel suo bilancio chiarisce subito che nessuna coalizione potrà essere fatta contro la Cdu. Proprio come in Baviera, potrebbe anche non servirgli un terzo alleato, nonostante le avances dei liberali. Veri sconfitti della serata sono i socialdemocratici, che tuttavia trattano il risultato con cautela. Chiedono che l’Unione smetta di litigare (un modo implicito per puntare il dito contro Horst Seehofer, il ministro bavarese che ha mandato in crisi il governo due volte in pochi mesi) e annunciano verifiche sulla possibilità di continuare a lavorare insieme. Ma non è una vera messa in discussione della Grosse Koalition. Anche perché, se l’alleanza saltasse davvero, lo scenario più plausibile sarebbe il voto, che in questa fase potrebbe rivelarsi fatale per il partito di Andrea Nahles e Olaf Scholz. Di fronte a una caduta di oltre 10 punti – stando alle prime proiezioni, la Cdu avrebbe il 27,2% (nel 2013 presero il 38,3) – Bouffier ha saputo immediatamente guardare il bicchiere mezzo pieno: «È una serata dai sentimenti contrastanti. È doloroso pensare ai voti perduti, ma abbiamo anche visto che lottare vale la pena. Avevamo due obiettivi: restare la prima forza politica del Land e ottenere che nessuna coalizione fosse possibile contro di noi. Li abbiamo raggiunti entrambi”. Una reazione in linea con la segretaria generale Annegret Kramp-Karrenbauer, la quale si è congratulata per aver “evitato la coalizione rosso-rosso-verde».