Pensioni d’oro: la Cida va all’attacco del Governo per contrastare l’iniquo balzello progettato
La Confederazione dei manager non accetta di essere additata come categoria egoista e autoreferenziale e fa sentire ancora la sua voce autorevole. «L’intervento del governo sulle pensioni sopra i 90mila euro lordi è demagogia pura, e la respingiamo sotto tutti i punti di vista. E’ una misura che colpisce i soliti noti. Questo appuntamento è solo un primo passo per una manifestazione più forte, più coesa, più importante che dimostri come questa categoria non accetta di essere additata come egoista e autoreferenziale».
«Da quanto abbiamo letto, sembra tramontata l’assurda proposta di legge sul cosiddetto ricalcolo delle
pensioni medio-alte, per lasciare il posto all”ennesima ipotesi di contributo di solidarietà a scapito delle solite categorie di pensionati. Una formula apparentemente più sobria di quella all’esame della commissione Lavoro della Camera e pomposamente definita come «Disposizioni per favorire l’equità del sistema previdenziale», ma non per questo meno ingiusta, visto che sono anni che la nostra categoria versa contributi di solidarietà senza che si riesca a dare una risposta organica e strutturale ai problemi che li hanno motivati. Smantellato così il castello dell’ equità, resta la cassa: ossia la strada più facile, per il legislatore, per reperire le risorse necessarie a sostenere l’azione di governo. E la fonte è sempre la stessa: i redditi da pensione. Contribuenti palesi, in elenchi disponibili nell”anagrafe tributaria o nelle banche dati dell’Inps. Quello che trapela in merito alla nuova versione del contributo di
solidarietà, con la possibilità che possa essere addirittura applicato all’intero ammontare del reddito da pensione, anziché sulla quota eccedente i 90mila euro lordi annui, già di per sé grave, fa rabbrividire: saremmo di fronte -attacca ancora Ambrogioni- a un vero e proprio esproprio o meglio ancora a uno scippo.
Un prelievo -continua Ambrogioni- che resterebbe in vigore addirittura per cinque anni e che potrebbe essere
accompagnato da un ulteriore blocco, totale o parziale, della rivalutazione delle pensioni all’inflazione. Un altro meccanismo, iniquo e punitivo, di cui siamo stati ripetutamente vittime. Ho finora volutamente evitato il termine pensioni d’oro e il motivo sta nel significato di cui questo termine è stato caricato e che giudichiamo insultante, manipolante, demagogico, socialmente divisivo. Come dirigenti -dice ancora- stiamo subendo attacchi inaccettabili
sotto vari profili, attacchi che, tra l’altro, costituiscono un errore strategico gravissimo, da parte di chi ha un ruolo istituzionale: delegittimando la dirigenza di un paese si delegittimano quelle figure e quei ruoli alto-professionali che nella incertezza generata dalle grandi trasformazioni in atto, hanno, più di altri, la grande responsabilità di guidare imprese e pubbliche amministrazioni verso i necessari cambiamenti economici e sociali».
Per il presidente della Cida, «mai come ora c’è bisogno di classi dirigenti rispettate e riconosciute come tali per i valori che esprimono e le competenze di cui sono portatrici, per i risultati che hanno conseguito: noi di Cida rappresentiamo questa classe dirigente. Ed è per questo – aggiunge – che contrastiamo e contrasteremo con
tutte le nostre forze quelle componenti politiche che stanno tentando di delegittimarci additandoci come una casta privilegiata, autoreferenziale, indifferente ai temi della solidarietà tra le generazioni».
«Da oggi inizia una campagna di mobilitazione, cui chiamiamo tutti a contribuire, finalizzata a smantellare quello che viene descritto come un contributo di solidarietà che nasconde, invece, un prelievo forzoso su pensioni, strameritate ma colpevoli di essere di importo medio-alto. Da parte nostra, metteremo in campo tutte le energie di cui disponiamo per opporci a tale tentativo vessatorio: ancora una volta, ci appelliamo al governo e alle forze politiche perché si avvii un confronto serio, capace di superare l’attuale inaccettabile situazione. Come Cida, nel quadro di una forte e credibile azione unitaria, saremo a fianco di tutti i nostri associati in tutte le sedi competenti per tutelare e salvaguardare i nostri diritti, i nostri legittimi interessi, la nostra immagine sociale e professionale»,
conclude.
Si tratta di argomentazioni validissime e condivisibili che, al termine di una lunga battaglia giudiziaria davanti alle magistrature contabili, ordinaria e amministrativa dovrebbe portare al successo, se la Corte costituzionale rivedrà le sue convinzioni pro governo ( ma allora c’era un governo di sinistra…). Confidiamo piuttosto sulla progressiva litigiosità delle due formazioni e dell’incoerenza dell’azione di governo, che ha già portato a lotte intestine e a rivolte nel campo del M5S ma che, se si retrocederà anche nelle promesse di riduzioni di tasse, si propagherà anche la campo della Lega. Ponendo fine così a quest’esperienza di inesperti aspiranti a ruoli di governo, del tutto impreparati a gestire le sorti di un Paese, quasi più di quanto ha dimostrato di farlo in passato il rottamatore con i suoi accoliti.