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Scandicci, femminicidio: strangolò la moglie, condannato a 18 anni. Era salito anche sul Duomo

748383 TribunaleFIRENZE – Era accusato di aver ucciso la moglie strangolandola. Il giudice Angelo Antonio Pezzuti ha condannato a 18 anni di reclusione, nonchè al pagamento delle spese, Rosario Giangrasso, 54 anni, originario di Regalbuto (Enna) ma abitante a Scandicci, per l’omicidio della moglie Dao, 45 anni, avvenuto nella loro casa il 29 dicembre 2017. L’uomo colpì la donna alla testa e la strangolò con fascette da elettricista. Il giudice non ha riconosciuto per l’imputato il vizio parziale di mente e lo ha anche condannato per il reato di maltrattamenti nei confronti dei due figli minori della coppia di 14 e 15 anni, anche a causa dell’assunzione di sostanze alcoliche.

Dopo aver ucciso la moglie, Giangrasso avrebbe tentato il suicidio tagliandosi le vene. Il cadavere della donna fu trovato dalla figlia più grande. Tutta la vicenda si svolse nell’abitazione nel quartiere di Vingone. Giangrasso negli anni precedenti aveva cercato di richiamare l’attenzione sui suoi problemi di disoccupato. Una volta era salito su una impalcatura del Duomo di Firenze, un’altra su un traliccio. Nel contesto familiare sarebbero maturati contrasti con la moglie Dao anche nel periodo precedente all’omicidio.

La condanna a 18 anni è stata inflitta a Rosario Giangrasso con rito abbreviato e comprende la riduzione di un terzo di pena dato il tipo di processo. Il dispositivo non riconosce l’aggravante della premeditazione e non concede le attenuanti generiche. Il giudice Pezzuti, inoltre, condanna l’imputato al risarcimento dei danni morali e materiali nei confronti dei due figli, assistiti dall’avvocato Chiara Rugi, da liquidarsi davanti al giudice civile e stabilendo per ciascuno una provvisionale di 50.000 euro. Il dispositivo inoltre afferma la continuazione fra il reato di omicidio e quelli di maltrattamenti. Motivazioni fra 90 giorni. Nella sua requisitoria, il pm Christine von Borries aveva chiesto 22 anni di condanna, che sarebbe stato il massimo della pena col rito abbreviato.

La difesa di Giangrasso annuncia ricorso. «Faremo ricorso alla corte di appello – ha commentato l’avvocato difensore di Giangrasso, Cristina Masetti – a partire dal mancato
riconoscimento del vizio parziale di mente, nonostante due perizie validate da professionisti di chiara fama, e dalla mancata concessione delle attenuanti generiche. Ci si riserva
ovviamente di leggere le motivazioni del giudice».

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