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Legambiente: le 26 opere incompiute a favore dei pendolari, altro che Tav

Un tunnel ferroviario Tav nel Mugello

FIRENZE – Legambiente non usa mezzi termini per togliere dalla lista delle priorità per il Paese il tunnel per l’alta velocità, al centro delle discussioni tra governo e enti locali ormai da mesi. Nel suo rapporto Pendolaria 2018, snocciola invece 26 grandi opere incompiute che, a suo dire, migliorerebbero la vita di 12 milioni di italiani, ma per le quali servono 10,8 miliardi di euro.
«Quando si parla di incompiute in Italia – ha commentato il vicepresidente Edoardo Zanchini – ci si concentra sempre sulle grandi opere, senza considerare quelle da realizzare dove si trova larga parte della domanda di trasporto. Nelle aree urbane vive il 42% della popolazione nazionale, ed è qui che sono i maggiori ritardi infrastrutturali rispetto al resto d’Europa, e soprattutto congestione del traffico e inquinamento».
Legambiente stila una lunga lista «di linee di metropolitane e tram indispensabili a recuperare i problemi di congestione del traffico a Roma, Torino, Bologna, Palermo, Cagliari. Di linee
ferroviarie al Sud che versano in uno stato di degrado senza speranza dalla Calabria alla Sicilia, dal Molise alla Sardegna, alla Puglia. E di collegamenti ferroviari al Sud come al Nord che risultano fondamentali per le merci (come dal porto di La Spezia al Brennero, o da quello di Ancona a Roma) e per i collegamenti tra tanti centri rimasti in questi anni senza un servizio degno di questo nome», si legge nel tradizionale rapporto pubblicato annualmente.
Proprio sul fronte del servizio ferroviario, in particolare quello regionale, Legambiente sottolinea i tagli avvenuti in questi anni: «a fronte di una crescente domanda di trasporto su ferro, il numero di treni in circolazione sulla rete regionale è diminuito. Complessivamente dal 2010 i tagli sulla rete
regionale sono stati pari al 4,7% con un aumento delle tariffe mediamente del 18,5%». I problemi maggiori continuano a riguardare il Sud, dove dal 2010 i tagli sono arrivati fino al 33,2% del Molise ed al 15,1% della Campania, con aumenti tariffari rispettivamente del 9% e del 48,4%.
Legambiente punta anche l’attenzione sull’età dei treni in circolazione: «si vedono finalmente segnali positivi, ma anche un aumento delle differenze tra le Regioni. Il dato generale è positivo, scende l’età media nazionale, grazie alle immissioni di nuovi convogli di Trenitalia, al valore di 15,4 anni (contro i 16,8 anni dell’anno scorso ed i 18,6 di tre anni fa). Il problema è che aumentano le differenze tra le regioni, visto che il miglioramento è avvenuto però soprattutto al Nord e al centro».
Non migliora invece la situazione dei pendolari: «non c’è nessuna buona notizia da trasmettere rispetto alla situazione che vivono coloro che ogni giorno prendono i treni sulle tratte ferroviarie Roma-Lido, Circumvesuviana, Reggio Calabria-Taranto, che si confermano sul podio delle linee peggiori. Stesse linee, stessi treni, stessi disagi, a testimoniare la scarsa qualità del servizio che accomuna diverse aree del Paese», conclude Legambiente.

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