Taglio stipendi parlamentari: M5S accelera ma Lega e Forza Italia frenano
ROMA – La Befana porterà il taglio dell’indennità dei parlamentari, o almeno questo spera M5s, che con tutti i suoi dirigenti ha ripetuto questa intenzione come un mantra: una ripetizione che sembra voler esorcizzare il timore del mancato accordo su questo tema con la Lega, probabilmente necessario per condurlo in porto. Dopo la freddezza di Matteo Salvini oggi anche esponenti importanti come Claudio Borghi hanno ribadito le proprie perplessità. Ma dentro il Movimento c’è fiducia che si trovi una intesa con il Carroccio tenendo conto che i pentastellati verranno incontro alle aspettative del partito di Salvini su leggi come la legittima difesa. Borghi, per motivare la contrarietà al taglio delle indennità, ha ricordato che non è nel contratto di governo. Inoltre una indennità dignitosa, ha detto, attira alla politica persone competenti, perché le Camere scrivono le leggi. Una indennità bassa, attira solo «gente scappata di casa». A insistere sui tagli è arrivata una batteria di dichiarazioni dei pentastellati, in primis di Luigi Di Maio, ma anche dei capigruppo Stefano Patuanelli e Francesco D’Uva, dei questori di Senato e Camera, Laura Bottici e D’Incà, per non parlare di un post del blog delle Stelle che punta a suscitare indignazione (vergogna tutta italiana) su uno studio inglese per il quale i parlamentari italiani sarebbero i più pagati al mondo e anche i più numerosi. Ma sui social la prospettiva non appassiona tanto, se non i militanti di M5s.
Nettamente contraria è Forza Italia: secondo Francesco Paolo Sisto il taglio «ucciderebbe le competenze e allontanerebbe dalla politica chiunque abbia costruito qualcosa nella propria vita professionale». Dal Pd, che sul taglio dei vitalizi agli ex parlamentari ha votato con M5s, arriva un silenzio da decifrare anche se il sindaco di Milano Giuseppe Sala incalza M5s a fare sul serio. Altro possibile soccorso potrebbe giungere da Fdi, ma il partito di Giorgia Meloni, ribadisce che sul piano del sostegno al governo è meglio non illudersi.
In ogni caso M5s sta ragionando sullo strumento: puntare su una legge o su una delibera dell’Ufficio di presidenza di Camera e Senato, come è stato fatto nelle cinque circostanze dal 2006 ad oggi, in cui sono già state tagliate indennità e diarie. Le legge deve affrontare l’Aula, dove in Senato i numeri si son fatti più esigui e dove è importante mantenere una compattezza della maggioranza per i provvedimenti importanti come i decreti attuativi del reddito di cittadinanza e Quota 100. Se si punta alla delibera dell’ufficio di presidenza, alla Camera grazie al Presidente Roberto Fico si andrebbe avanti facilmente, mentre in Senato andrebbe costruito il consenso visto che la presidenza è
della forzista Elisabetta Casellati, tanto è vero che sui vitalizi si incontrarono difficoltà.