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Accoglienza e sicurezza: sindaci obiettori di coscienza, pareri discordi fra i vescovi

ROMA – Anche sul tema dell’immigrazione e della sicurezza i pareri nella Chiesa sono talvolta discordi. Il Cardinal Bagnasco, arcivescovo di Genova, aveva cercato di giustificare le disobbedienza dei sindaci al decreto Salvini con l’obiezione di coscienza. Non tutti sono d’accordo con lui.

Ad esempio l’arcivescovo emerito, già alla guida della diocesi di Ferrara – Comacchio, Luigi Negri contesta le affermazioni del porporato ex presidente Cei: «Il diritto all’obiezione di coscienza va difeso quando sono messi in crisi principi fondamentali. Quei sindaci che usano dell’obiezione di coscienza – volutamente come strumento politico – nei confronti di legittimi interventi di autorità superiori o pari, abusano del concetto. Conosco e stimo Bagnasco, ma io non mi sarei spinto così lontano in quella strada così tecnica. Il tema della sicurezza è un problema del dialogo fra le forze laiche che partecipano alla vita sociale». Nell’intervista rilasciata alla Stampa il prelato aggiunge che, a suo avviso, l’integrazione deve essere affrontata con prudenza e realismo mettendo al centro diritti e doveri insieme». E aggiunge, a proposito delle esternazioni di Papa Francesco: «In merito ai richiami evangelici di papa Francesco all’accoglienza, il Pontefice non dimentica di parlare anche di prudenza nell’accoglienza. Io penso che l’accoglienza e l”integrazione siano due momenti diversi. L’accoglienza deve essere la più alta possibile. Concetto vicino, ma assolutamente diverso è l’integrazione. Chi integra deve valutare tutti i costi, anche economici, e chi chiede di essere integrato deve compiere certi passi di immedesimazione con la nostra società. Non si può domandare di integrarsi in Italia e affermare che la sharia è una cosa giusta. La sintesi di diritti e doveri deve essere al centro della società, altrimenti è solo demagogia».

Altro vescovo, altra campana schierata stavolta sul fronte progressista, mons. Antonio Staglianò, vescovo di Noto, in un’intervista naturalmente a Repubblica: «Come si fa a dire che non si può obiettare un decreto che togliendo la protezione umanitaria crea disagi sociali e insicurezza sociale? Qui si vanno a ledere i diritti fissati dalla Costituzione. I sindaci devono rispettare le leggi del Parlamento, ma hanno anche il dovere di porre la questione della legittimità delle stesse leggi». In merito agli interventi della Chiesa, giudicati politici, afferma che «sulla questione, esiste uno spazio di riflessione assolutamente prepolitico, che intercetta dimensioni profonde dell’umano: la dignità e il rispetto dei diritti degli esseri umani; è doveroso in questo campo intervenire, pur rischiando di esseri fraintesi e giudicati di parte».

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