Genova: gilet arancioni, protestano le famiglie danneggiate dal crollo del Ponte
GENOVA – «Prima si fa il ponte, prima riusciamo a riprenderci le nostre vite perché dal 14 agosto non si vive più, la depressione è alle porte con persone anziane che non escono più di casa e bambini che a ogni allerta pensano di
dover scappare di corsa dalle case, come è avvenuto con il crollo del ponte». Gina, nata e cresciuta in via Porro, un gilet arancione sopra la giacca e lo striscione del comitato fra le mani, è una delle donne che ha animato il corteo del comitato degli abitanti dei confini della zona rossa del ponte Morandi. Trecento famiglie che sono scese in piazza con anziani e bambini per dire che «non siamo fantasmi ma ci siamo anche noi e vogliamo capire cosa succederà sopra le nostre teste nel prossimi mesi», aggiunge Elena.
Cӏ chi chiede indennizzi, chi un trasferimento temporaneo per la durata dei cantieri, chi semplicemente vuole
rassicurazioni sulla salute e la sicurezza e informazioni puntuali. Sono gli abitanti della cosiddetta zona arancione
esclusi dagli indennizzi. «Molti chiedono di andare via perché non considerano il quartiere sicuro per la salute, ma io voglio restare perché la mia storia, la mia vita sociale e i miei amici sono in quel quartiere – racconta la signora Virginia – L’unica cosa positiva di questa tragedia è che si è molto rafforzato il rapporto tra noi, prima alcuni vicini nemmeno li conoscevamo, ora siamo tutti amici».
Via Porro, via Capello, via Fillak e via Campi saranno lambite dai lavori. Subiranno ulteriori disagi fatti di polveri,
rumore e – dicono dal comitato – il concreto rischio amianto: «I bambini sono la nostra priorità – dice Giorgio Sacchi -, siamo preoccupati per la presenza di amianto che sicuramente si trova nei palazzi che verranno abbattuti e secondo molti studiosi anche nei monconi del ponte».
Nella lunga mattinata dei gilet arancioni – nulla a che vedere con la protesta d’Oltralpe, semmai con il ‘colore della
zona in cui vivono – passata dal presidio davanti al Comune, poi in Prefettura e infine in Regione, muovendosi in corteo ed esponendo cartelli come “Se hai un cuore unisciti a noi, noi siamo Genova”, sono arrivate alcune rassicurazioni. Il sindaco Bucci ha garantito l”installazione di centraline per l”aria e il rumore e ha fissato con gli abitanti incontri periodici. Il prefetto si è fatto carico di portare al Governo le nostre istanze ha spiegato il presidente del comitato Fabrizio Belotti. Infine il governatore Giovanni Toti: «Ho garantito ai cittadini che mi farò promotore di un approfondimento con tutte le strutture interessate e competenti con il commissario Bucci – ha spiegato – per capire in quale modo, all”interno della legislazione vigente e dei provvedimenti presi, si possa trovare una soluzione soddisfacente per dare loro risposte adeguate».
In piazza con i cittadini rappresentanti di associazioni, comitati di Certosa e partiti politici, da Potere al popolo al
M5S al Pd accorso con consiglieri regionali e comunali e il deputato Raffaella Paita.