Martino (6 anni), tifoso viola, consola Davi, coetaneo torinese, deluso dalla sconfitta dei granata
In un mondo del calcio assediato dalla violenza dei gruppi ultrà, delle cui gesta sono piene le cronache, un esempio positivo, che può far sperare nel futuro, ci viene da un bimbo fiorentino, tifoso viola. Martino, 6 anni, giovanissimo tifoso, dopo aver visto un bambino con i colori granata disperato, gli ha scritto inviandogli anche una figurina del Gallo Belotti. Davì, 8 anni, il piccolo granata che domenica è stato ripreso in lacrime allo stadio dopo il gol di Federico Chiesa all’87’, risponde così: «la tua lettera mi ha consolato molto. E Belotti è il mio giocatore preferito, insieme a Sirigu e Modric, anche se non è del Toro. La prossima estate con il mio papà vogliamo venire a Firenze, magari ci incontriamo». Martino per risollevare il morale al bimbo granata visto in tv in lacrime dopo la sconfitta del Torino in Coppa Italia contro la Viola aveva consegnato alla mamma una lettera da mandare ai quotidiani torinesi nella speranza di trovare il coetaneo tifoso granata. «La lettera è stata postata sul web, la foto di mio figlio ripresa sui social e così abbiamo capito spiega il padre di Davì – Lui è emotivo e domenica era molto dispiaciuto. Alcuni club granata mi hanno chiamato dicendomi che c”erano dei gadget per lui e abbiamo subito risposto a Martino. Lo andremo a trovare. È stato un bel gesto. In un momento in cui il calcio è sempre più spesso violenza, questo bimbo fiorentino ha dato un bell’esempio».
Sottoscriviamo in pieno il parere del papà di Davi e ammiriamo il gesto di Martino. Nella loro spontaneità e ingenuità questi due piccoli hanno dato un grande esempio di civiltà e buon senso ai colleghi più grandi. Quest’episodio conferma la necessità che il calcio, dal suo interno, operi per isolare ed espellere i violenti e far tornare le famiglie negli stadi, per far sì che ci siano tanti Davi e Martino che, pur di tifoserie diverse, ma non nemiche, si confrontino fra loro senza eccessi e violenze né verbali né fisiche. E’ un’utopia? Speriamo di no, perché se no, continuando di questo passo, saremo costretti a chiudere gli stadi e ad avere un calcio solo in tv, per la gioia dei network interessati.