Roma: sempre più numerosi i giudici coinvolti in episodi criminosi, lo denuncia il Procuratore Generale della Cassazione
ROMA – Mentre i magistrati siciliani sono partiti all’attacco di Salvini, il il procuratore generale della Cassazione Riccardo Fuzio ha colto l’occasione della solenne cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario per esprimere tutta la sua preoccupazione per un fenomeno che danneggia l’immagine dell”intera magistratura, il coinvolgimento di molte toghe in episodi criminosi. Il caso più recente è quello dei due magistrati di Trani, Antonio Savasta e Michele Nardi, arrestati con l’accusa di aver fatto parte di un’associazione per delinquere finalizzata ad intascare tangenti per insabbiare indagini e pilotare sentenze giudiziarie e tributarie in favore di facoltosi imprenditori. Ma non si tratta di una vicenda isolata. Altre toghe sono finite sotto indagine e si tratta di episodi che si ripropongono sempre più spesso.
«Suscita allarme la gravità e la frequenza degli episodi che di recente hanno visto coinvolti diversi magistrati, perché ciò determina un indebolimento della fiducia dei cittadini nell’indipendenza e imparzialità della funzione penale», ha detto il Procuratore Generale esprimendo tutto il suo sconcerto. Ma anche assicurando che di fronte a questa situazione il sistema disciplinare sa e deve essere severo al pari di quello penale. L’attenzione della procura generale è puntata sui rapporti tra i magistrati e gli ausiliari della giustizia, specie in ambienti particolarmente esposti per l’entità degli interessi in gioco come le procedure fallimentari e le misure di prevenzione patrimoniale, ha spiegato Fuzio ricordando il “caso Saguto”, la vicenda cioè della gestione delle misure di prevenzione del tribunale di Palermo. Una vicenda che ha evidenziato che prima che sul piano disciplinare bisogna agire “preventivamente” con più penetranti controlli amministrativi e di professionalità “per evitare il rischio di derive patologiche in un settore di rilevantissimo interesse economico, capace di incidere sul piano nazionale in termini di difesa della legalità del fenomeno mafioso.
L’anno scorso sono state 149 le richieste di procedimenti disciplinari a carico dei magistrati , la maggior parte (il 61,1%) a firma dello stesso Pg della Cassazione, mentre ammontano a quasi il 40% quelle del ministro della Giustizia. Sono state invece 141 i provvedimenti emessi dalla Sezione disciplinare del Csm: di questi 35 sono condanne (24,8%) e 40 le assoluzioni (28,4%). Mentre nei casi rimanenti si è proceduto all”archiviazione. Tre i magistrati che sono stati rimossi dall”ordine giudiziario, 4 sono stati invece sanzionati con la perdita di anzianità, 24 con la censura e quattro con l’ammonimento, la sanzione più lieve.
Come negli anni scorsi è nelle regioni del meridione che si concentra il maggior numero di magistrati sottoposti ad azione disciplinare. Nelle sole regioni Sicilia e Campania presta servizio il 30,8% dei magistrati incolpati. Segue il Lazio, al Centro, con il 10,3%. Mentre la classifica del Nord è guidata dalla Lombardia (5,1%). La maggior parte delle incolpazioni (47,6) riguarda le violazioni del dovere della correttezza, il 38,6% della diligenza. Quelle che si riferiscono a comportamento tenuto dai magistrati fuori dall”attività giudiziaria rappresentano il 13,8%.