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Morto Zamberletti, padre della protezione civile: salvò Firenze dalla sete con un «tubone»

Giuseppe Zamberletti
Giuseppe Zamberletti

ROMA – E’ morto Giuseppe Zamberletti, padre della protezione civile in Italia. Aveva 85 anni e da tempo era ricoverato in ospedale a Varese. Parlamentare della Democrazia Cristiana fin dal 1968, si è sempre occupato di temi riguardanti la sicurezza dei cittadini. Pochi lo ricordano, ma il suo nome è legato anche alla soluzione del problema della siccità, a Firenze, nella tarda estate del 1985. L’Arno era diventato un rigagnolo, con una portata di pochissimi metri cubi al secondo e la diga di Bilancino, con la sua tormentata storia, era ancora in costruzione nel Mugello. Regione Toscana, Prefettura e Comune di Firenze lanciarono un allarme che, a Roma, venne raccolto proprio dalla Protezione civile di Zamberletti, nata appena 3 anni prima. L’acquedotto dell’Anconella non pompava più, le cannelle dei fiorentini e di tutti i comuni del circondario erano asciutte.

MANNONI – Ricordo la spedizione nella capitale, guidata dal prefetto, Giovanni Mannoni, prima della fine di agosto. Ne facevano parte Francesco Lococciolo, viceprefetto vicario, Claudio Carosi, assessore regionale con l’ingegner Pierluigi Giovannini, Fabrizio Chiarelli, assessore comunale con l’ingegner Paolo D’Elia, altri tecnici, e chi scrive queste note in veste di inviato de La Nazione. Ammesso al tavolo di crisi perchè – spiegò l’assessore Carosi – «La Nazione, a Firenze, fa parte della protezione civile e Sandro Bennucci è un esperto dell’Arno». Zamberletti chiese, prima di tutto, al generale Cavicchini, responsabile del servizio meteo, quando sarebbe arrivata la pioggia. Il generale scosse la testa: le previsioni davano bel tempo stabile per molto tempo. La prospettiva era quella di distribuire acqua con le autobotti, come durante la guerra o per l’alluvione del ’66. Alternativa? Zamberletti chiese se si sarebbe potuto alimentare l’Arno con acqua traportata dai Canadair. Impresa impossibile. Regione e Comune tirarono fuori un progetto: costruire un tubone capace di alimentare l’acquedotto di Mantignano con l’acqua dei laghetti di Signa. Zamberletti fu entusiasta dell’idea. Chi avrebbe potuto costruirl0? La Snamprogetti. Costo? Dieci miliardi di lire. In poche ore nacque il piano che, nel giro di qualche settimana, riuscì davvero a risolvere il problema. La Prefettura s’incaricò degli aspetti pratici: l’assegno da 10 miliardi alla Snam venne consegnato da Paolo Padoin (sì, il nostro Padoin di Firenze Post), allora capo di gabinetto del prefetto Mannoni. Firenze venne dissetata dal tubone e si chiuse così un’emergenza grave, poi praticamente dimenticata.

ZAMBERLETTI – Una piccola storia? Forse sì, ma capace d’interessare quasi un milione e mezzo di persone. Comunque una storia-simbolo della Protezione civile e dello stesso Zamberletti. Che nel 1972 aveva ricoperto l’incarico di Sottosegretario all’Interno nei governi presieduti da Aldo Moro e da Giulio Andreotti, con la delega per la Pubblica sicurezza, l’antincendio e protezione civile. In occasione del terremoto del 1976 in Friuli, Zamberletti fu nominato Commissario Straordinario per assicurare il coordinamento dei soccorsi. Nel 1980, a seguito del terremoto abbattutosi sulla Campania e la Basilicata, la sua esperienza di Commissario Straordinario si ripete. L’esperienza maturata lo porta al convincimento che le calamità, sia naturali che legate all’attività dell’uomo, non possono essere fronteggiate soltanto con una attività di mero soccorso, ma possono essere previste, prevenute e mitigate nei loro effetti mediante l’operatività stabile di una struttura creata ad hoc. Così nel 1981 verrà incaricato dal presidente della Repubblica, Sandro Pertini, di predisporre, quale alto commissario, gli strumenti organizzativi della nuova protezione civile, e nel 1982, nominato Ministro per il coordinamento della protezione civile, diventa Capo del Dipartimento appena creato. E tre anni dopo, come abbiamo raccontato, salvò Firenze dalla sete.

BORRELLI – «Oggi la Protezione civile non perde solo il suo fondatore ma anche un amico, un maestro, una guida. Questo è stato in questi anni per tutti noi e per i tanti volontari italiani». Così il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, ricorda Giuseppe Zamberletti esprimendo il suo cordoglio per la scomparsa. «Perdiamo uno straordinario conoscitore della fragilità del nostro paese – ha aggiunto – un uomo che per primo intuì la necessità di distinguere la fase del soccorso in emergenza da quella fondamentale della previsione e della prevenzione dei rischi naturali». Zamberletti, conclude Borrelli, «ci ha insegnato a riconoscere la cultura della protezione civile come sapiente tutela della salvaguardia della vita e dei beni comuni, ma ha svolto anche l’importante funzione di guida morale e costante riferimento per lo svolgimento del nostro servizio».


Bennucci

Sandro Bennucci

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