Nardella: troppi vincoli per le città d’arte, con le regole di oggi Brunelleschi farebbe la Cupola in Cina
FIRENZE – «Le città d’arte devono fare rete per una politica comune sul turismo culturale. Non abbiamo mai avuto un tavolo comune a cui sederci». Lo ha detto il sindaco di Firenze Dario Nardella intervenuto oggi a Turisma, il Salone dell”archeologia e del turismo Culturale, convinto spiega una nota degli organizzatori, che la cultura possa essere un terreno d’incontro: la divulgazione della cultura un potente antidoto alla politica di contraddizione. Nardella ha poi criticato il sistema di ‘vincoli statali, dice ancora la nota: «con il sistema vigente oggi Brunelleschi sarebbe andato a fare la Cupola in Cina», ha aggiunto.
Per il sindaco servono strumenti di divulgazione di conoscenza, di sensibilizzazione e crescita civile delle persone. Una responsabilità che abbiamo noi amministratori delle città d”arte insieme a quella di combattere il turismo consumistico fine a se stesso che individua l”opera d”arte come un feticcio. Non è facile tradurre questo perché spesso le città sono destinatarie di flussi che vengono decisi altrove. Per
questo ci vuole più collaborazione tra le città d”arte. Già sarebbe sufficiente avere una politica strategica nazionale tra città culturali per la promozione turistica.
Nardella si è quindi soffermato sull”eterno dibattito tra memoria e futuro, tra conservazione e nuovo: «ma perché dobbiamo sempre mettere in contrapposizione questi due aspetti? – si è chiesto citando Michelangelo e anche l”architetto Poggi- Firenze non è stata grande solo quando ha conservato il passato, ma anche quando ha dato vita a produzioni, concetti, pensieri nuovi. Non possiamo mettere le nostre città d”arte in una teca o in naftalina. Oggi con il sistema statale vincolistico, con i Comitati, con la cultura del sempre no e ovunque, un Brunelleschi avrebbe la possibilità di realizzare la Cupola? Gliela faremmo fare oggi? Io credo di no. Forse comprerebbe il
biglietto di un aereo e andrebbe in Cina perché forse in Cina potrebbe farlo – ha concluso -. La sfida di una città è essere fucina di talenti, novità, invenzioni anche nel campo della cultura. E al tempo stesso saper conservare bene il passato».