Reddito di cittadinanza: Inps è pronta a ricevere le domande, nonostante le incertezze del Governo
ROMA – Tutto pronto all’Inps per iniziare, dal prossimo 6 marzo, a ricevere le domande per il reddito di cittadinanza. Ad assicurare che la macchina per l’avvio del nuovo sussidio è in pieno movimento è lo stesso istituto di previdenza, dopo che la mancata pubblicazione dell’apposito modulo, che va messo a punto entro il 28 febbraio, aveva fatto sospettare «ritardi» nella predisposizione del percorso. Anche la procedura informatica è stata già realizzata e l’istituto, fa sapere sempre l’ Inps, sarà in grado già da metà aprile di «trasmettere a Poste il flusso degli ordinativi di accreditamento sulle carte Rdc».
Nessun rallentamento dell’attuazione dal punto di vista tecnico, insomma, mentre si allungano invece i tempi della politica, il voto degli emendamenti sul decretone infatti potrebbe slittare. Non ci sono modifiche sostanziali alle norme di riforma pensioni contenute nel decreto 4/2019 dopo il passaggio del testo in commissione al Senato: la legge è ora in aula a Palazzo Madama, e in base al calendario dovrebbe essere approvata entro la fine di questa settimana (probabilmente fra mercoledì 27 e giovedì 28 febbraio). Quindi, inizierà il passaggio alla Camera, che sarà con ogni probabilità la sede per mettere mano alla parte relativa alla riforma pensioni: si parla di sconti contributivi sulla quota 100 per le donne con figli.
Andiamo con ordine. In Senato, sostanzialmente, ci sono state poche modifiche alle norme sulle pensioni, non particolarmente rilevanti. Niente pensione ai condannati in via definitiva a pene di almeno due anni per reati legati ad associazione mafiosa e terrorismo (vengono sospese sia la pensione anticipata sia quella di vecchiaia). E alcune norme specifiche per settori della pubblica amministrazione (scuola giustizia) che comunque non incidono sul diritto e la misura della pensione.
La prima settimana di marzo il testo approderà alla Camera, che prevedibilmente affronterà in modo più approfondito il capitolo pensioni (di fatto, al Senato le modifiche si sono concentrate sul reddito di cittadinanza). Fra le ipotesi di cui si parla, in seguito a un incontro Governo sindacati, la possibilità di riconoscere alle lavoratrici che intendono ritirarsi con la quota 100 un anno di contributi in meno per ogni figlio. Quindi, ad esempio, una donna con un figlio potrebbe utilizzare la quota 100 con 62 anni di età e 37 anni di cotnributi (invece dei 38 anni necessari in base alla regole generale).
Altre richieste di Cgil, Cisl e Uil, l’eliminazione delle finestre per i lavoratori precoci, l’allargamento della platea dell’APE sociale. «Ci aspettiamo che su Quota 100 il Governo prenda in considerazione gli emendamenti che abbiamo presentato, illustrati anche nelle audizioni, e sui quali si è impegnato ad avere un ulteriore confronto con le organizzazioni sindacali, prima di prendere una decisione», dichiara Maurizio Landini, segretario generale Cgil Maurizio Landini, sottolineando che «l’esecutivo ha poi accettato di confrontarsi anche su tutta la riforma pensionistica». Sul fronte del Governo, il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon ha ribadito l’attenzione dell’esecutivo al confronto con le parti sindacali